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Arriva in Italia “Libertà per la storia”. Contro il politicamente corretto

Mirella Serri per “La Stampa del 3 febbraio 2021

Scendono in campo l’un contro l’altro armati storici e legislatori. E non se le mandano certo a dire. L’ultimo fendente contro i politici che confezionano leggi che limitano l’indipendenza della ricerca l’ha vibrato lo storico Franco Cardini. Notissimo medievista, Cardini firma il saggio introduttivo al libro di Pierre Nora e Françoise Chandernagor che sta per uscire in Italia, Libertà per la storia. Inquisizioni postmoderne e altre aberrazioni (Medusa edizioni).

Nel suo excursus il professore fiorentino spara a pallettoni contro i moderni legislatori i quali, con la serie dei provvedimenti penali contro chi nega la Shoah, hanno finito per sabotare la libertà degli studiosi.

Pierre Nora e Françoise Chandernagor: “Libertà per la storia. Inquisizioni postmoderne e altre aberrazioni” (Medusa edizioni)

Il libro di Nora e Chandernagor è apparso nel 2008 in Francia ma rappresenta ancora oggi la risposta dell’associazione Liberté pour l’histoire alle «leggi memoriali», alle leggi che in Francia, dal 1990, colpiscono chi contesta l’esistenza dei novecenteschi crimini contro l’umanità, rinverdendo il «reato d’opinione».

Cardini, sposando nell’introduzione le proteste dell’associazione francese, riapre così un dibattito che dal 2007 in Italia non si è mai sopito. Da quando l’allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella, propose un disegno di legge che prevedeva la condanna e la reclusione per chi negasse l’Olocausto. Contro questo progetto vi fu la clamorosa levata di scudi della Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea (Sissco) tramite un comunicato sottoscritto da 28 accademici e a cui aderirono 100 storici.

In tutta Europa, comunque, sempre più di frequente si levano voci di protesta contro la mannaia del legislatore. Così, per esempio, lo studioso Olivier Petré-Grenouilleau, in Francia è stato denunciato per negazionismo a causa della sua opera, La tratta degli schiavi. Saggio di storia globale (il Mulino): sosteneva che lo schiavismo non poteva essere considerato un genocidio, dal momento che il mercante era interessato alla sopravvivenza della sua «merce» e non al suo sterminio. Metteva in evidenza anche le responsabilità africane e musulmane (e non solo quelle occidentali, come nella tradizione) nel traffico degli schiavi. Fu riammesso all’insegnamento universitario solo dopo l’insurrezione dei colleghi.

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Ugualmente assolto dall’accusa di negazionismo, è solo un altro esempio, è stato il tedesco, Heinz Richter. Nel suo lavoro Griechenland im Zweiten Weltkrieg 1939-1941 (La Grecia nella Seconda Guerra Mondiale 1939-1941) aveva affermato che la terribile rappresaglia della Wermacht compiuta a Creta fosse stata motivata dai crimini contro l’umanità compiuti dai resistenti greci. Il processo terminato nel 2016 gli ha dato ragione.

Il legislatore però non si arrende: l’ultimo «attentato» all’indipendenza degli esperti, è considerato dagli storici la legge presentata nel 2017 dal deputato del Pd Emanuele Fiano. «Un agguato fortunatamente sventato», sostiene Cardini. Passato alla Camera dei deputati, il disegno di legge di Fiano, infatti, non ha fatto in tempo a ottenere l’approvazione da parte del secondo ramo del Parlamento a causa della fine della legislatura.

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Fiano era intenzionato a far condannare come reato l’apologia e la propaganda fascista fatta anche sul web oppure tramite oggetti simbolo della dittatura. Una normativa questa che, per Cardini, ancora una volta impone uno stop alla circolazione delle idee. «Fiano parla di propaganda fascista che avviene tramite saluti romani o la vendita di materiali che evocano i regimi totalitari», osserva il medievista. «Ma se faccio riprodurre un ritratto di Mussolini dipinto da un’artista, per Fiano è esaltazione del fascismo? Oppure da cosa evinco che un braccio teso sia un saluto romano che rinvia al dittatore? Anche gli indiani Cheyenne erano soliti salutare così. Lo stesso ragionamento vale per gli storici: se come ricercatore curo e faccio pubblicare un testo che tesse le lodi di Mussolini, un giurista orientato dalla legge Fiano potrebbe considerare il mio lavoro apologia del fascismo». La questione, insomma, è più che mai aperta e la singolar tenzone continua a far scintille.

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