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Barbara Frale: “la vera storia di Celestino V papa dimissionario”

L’11 febbraio 2013, Benedetto XVI sconvolse il mondo con l’annuncio della sua rinuncia al Soglio di Pietro e subito si sono scatenate una ridda di ipotesi su quali fossero le reali motivazioni di tale decisione che rappresenta, senza dubbio, un evento storico. Il parallelismo con il “Gran Rifiuto” di Celestino (ammesso che poi Dante Alighieri si riferisse davvero a lui dato che non disegna inequivocabilmente la figura di quell’ombra che egli riconobbe tra gli ignavi) fu senza dubbio la prima cosa che venne in mente a molti. In realtà si sono seguite anche critiche molto aspre nei confronti di Ratzinger perché a detta di molti, anche di membri eminenti del clero romano, non si abbandona la croce.

da Sguardo sul Medioevo del 23 ottobre 2013

In realtà l’ignobile assalto mediatico che ha ricevuto il pontefice è assai vergognoso: ricordiamo pur sempre che il papa è un uomo e nello specifico parliamo di un uomo che è sempre stato poco avvezzo alla mediaticità e la mole dei suoi lavori e le numerose pubblicazioni dottrinali ne sono un fulgido esempio di quello che è probabilmente il più grande Teologo a cavallo del XIX e XX secolo. L’Ufficiale dell’Archivio Segreto Vaticano, Barbara Frale già nota per degli studi approfonditi sui Cavalieri Templari e la Sacra Sindone, ha posto l’accento sulla vicenda controversa di Celestino V al secolo Pietro da Morrone e del suo rapporto con Bonifacio VIII.

Pietro da Morrone è famosa per la sua vita da eremita ed asceta: nel 1239 si ritirò nei pressi di Sulmona in una caverna isolata sul Monte Morrone. Quando il 4 aprile del 1492 Papa Niccolò IV morì dodici cardinali si riunirono in conclave e nonostante varie riunioni a Santa Maria Sopra la minerva, a SAnta Maria Maggiore e a Santa Sabina, il Sacro Collegio non riuscì a trovare l’accordo sul successore di Niccolò. Il problema non era solo circa la figura del successore, ma anche una lotta intestina con i sostenitori dei Colonna. Dopo una peste che uccise uno dei cardinali elettori, il conclave si trasferì a Perugia il 18 ottobre del 1293. Nel marzo del 1294 erano in corso le trattative tra Carlo d’Angiò re di Napoli e Giacomo II re di Aragona circa la “questio” dell’occupazione aragonese della Sicilia in seguito allo storico evento dei Vespri Siciliani. Carlo d’Angiò necessitava di un avallo pontificio per rettificare il trattato e dato che ancora si era in sedevacante, si recò a Perugia per sollecitare l’elezione del pontefice: questo gesto fu visto, a ragione, come una prepotenza dal parte del re che fu malamente cacciato anche per iniziativa di benedetto Caetani.
Pietro da Morrone, benchè lontano dalla mondanità romana, inviò a Latino Malabranca (Decano) una profezia che prediceva gravi castighi per la Chiesa se non fosse stato scelto il nuovo pastore. Lo stesso Decano fece il nome proprio di Pietro da Morrone come nuovo papa dato che la sua figura di asceta, di mistico e di religioso era nota a tutti. Il 5 luglio del 1294 Pietro da Morrone fu scelto all’unanimità dal Sacro Collegio. La notizia fu data di persona da una delegazione di cardinali tra cui Iacopo Stefaneschi autore dell’Opus Metricum in cui affermò che Celestino appariva come «…un uomo vecchio, attonito ed esitante per così grande novità» con indosso «…una rozza tonaca». Alla notizia dell’elezione, Pietro da Morrone si inginocchiò dinanzi ai cardinali e successivamente con grande sofferenza accettò l’elezione.

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Ma chi era Celestino? Abbiamo parlato della sua vita ascetica e religiosa e come spesso capita gesti degni di nota coprono gesti meno nobili, e questo è anche il caso di Celestino. Celestino V dimostrò di non essere un grande amministratore dei beni ecclesiastici e tutte le famiglie nobili romane approfittarono per accumulare benefici, denaro e potere che venivano concesse senza un criterio e solo per togliersi di mezzo tanti intrusi per poi rintanarsi nella sua cella (ne fece creare una appositamente nel suo palazzo) per pregare. Stanco di trovarsi in mezzo ad un mondo che non gli apparteneva, Celestino decise di rinunciare al pontificato: la decisione non colse completamente di sorpresa i cardinali. Benedetto Caetani che era un abile giurista e un uomo non solo di grande cultura ma anche alto esponente della famiglia romana, affermò che a livello giuridico il papa poteva abbandonare la Cattedra di Pietro anche se ciò non era mai accaduta se non in casi di “dimissioni” violente. Proprio come benedetto XVI Celestino decise autonomamente di rinunciare al pontificato pertanto affermare che fu indotto alle “dimissioni” è un fatto che storicamente non può essere vero.

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Come è un errore affermare che il suo successore Benedetto Caetani (Bonifacio VIII) fosse uno dei peggiori pontefici di sempre. Non solo era uomo colto ma soprattutto decise di iniziare a togliere i privilegi che Celestino V aveva concesso a chiunque li chiedesse. Il primo atto del nuovo papa fu tornare a Roma da Napoli e annullò tutte le decisioni assunte dal predecessore. Per evitare che i seguaci di Celestino potessero avere intenzioni scismatiche, Bonifacio, nel mentre in cui Celestino che stava fuggendo in Grecia dopo esser stato braccato nei pressi di Sulmona, fece arrestare l’eremita e lo fece rinchiudere a Fumone dove rimase fino alla sua morte avvenuta per cause naturali e il buco rinvenuto sul cranio di pietro sembra riferirsi ad un ascesso cerebrale. A Bonifacio è legato il famoso evento dello Schiaffo di Anagni (ancora non si sa se per schiaffo si intende la violenza fisica o psicologica inteso come oltraggio) dovuta ad una ormai imminente pubblicazione della Bolla Pontificia Super Petri Solio che conteneva la scomunica del re. Nonostante la popolazione di Anagni fosse insorta contro Nogaret inviato di Filippo IV Bonifacio risentì molto dell’accaduto e morì poco dopo. La morte del nemico scatenò il Re di Francia Filippo il Bello che ottenne dal successore di Caetani Bertrand de Got (Clemente V) la soppressione dell’Ordine dei Templari proprio come descritto in maniera precisa, semplice e ricca di particolari dalla stessa Frale nel libro I Templari, edito dalla casa editrice Il Mulino.

Il libro di Barbara Frale, pubblicato dalla UTET ed uscito il 17 ottobre 2013, è quasi un romanzo dalle trame misteriose: il modo di raccontare fatti estremamente complessi risulta molto accessibile sia a chi già conosce gli eventi e sia a chi si avvicina a questo periodo per la prima volta. Le circa 150 pagine sono corredate da una ampia bibliografie e da note esplicative di grande utilità. Il libro non è un classico saggio storico, di quelli noiosi e prolissi che spesso fanno annoiare il lettore. Il pregio dell’esperta è quello di tenere l’attenzione sempre a livelli molto alti sia che il testo sia letto da un appassionato o da un accademico più esperto. L’idea di mettere le note a fine del testo e non come spesso capita a pie’ di pagina ha permesso al testo di essere particolarmente snello. L’introduzione di Franco Cardini è una garanzia sulla qualità del testo che ha il merito di fare luce con semplicità attraverso un periodo molto complesso ed oscuro della storia della chiesa.

L’inganno del gran rifiuto. La vera storia di Celestino V papa “dimissionario”
di Barbara Fale
Prefazione di Franco Cardini
Editore UTET

ISBN 9788841896877
Pubblicato nel 2013
Formato 10,5 x 17,5 cm

Costo € 10,00
Ebook € 7,99

Sinossi del libro
Il 5 luglio 1294, dopo oltre due anni di Sede vacante, i cardinali riuniti in conclave finalmente convergono su un uomo del tutto estraneo alla Curia Romana, l’eremita abruzzese Pietro da Morrone. Digiuno di politica e lontanissimo dalle logiche del secolo, Celestino V si sente fin da subito a disagio tra i fasti di Roma, al punto che dopo soli cinque mesi comunica ai porporati la decisione di deporre la tiara. Il suo gesto apre la strada all’elezione di Bonifacio VIII, cardinale dalle notevoli doti diplomatiche, una nomina salutata dal mondo intero come provvidenziale. Non è di quest’idea, però, Dante, che nel terzo canto dell’Inferno sembrerebbe riferirsi proprio a Celestino con il verso «colui che fece per viltade il gran rifiuto». Sembrerebbe, appunto.
Barbara Frale ricostruisce in questo libro la storia di Celestino, del suo rapporto con Bonifacio, raccontando eventi poco noti, non di rado delittuosi, risvolti e retroscena, infamie e amare verità che danno a questa biografia le sfumature del romanzo gotico. Protagonisti, insieme a Celestino V e Bonifacio VIII, sono il re di Francia Filippo il Bello, il re di Napoli Carlo II d’Angiò, le grandi famiglie nobiliari romane, i teologi della Sorbona, e un secolo, il Trecento, particolarmente gravato da scandali, processi, dispute dottrinali e lotte di potere, rese più infuocate dalla propaganda di tutte le parti in gioco. Fino a impedire di vedere nel “gran rifiuto” l’inganno che in realtà è stato. (fonte Utetlibri.it)

Barbara Frale
Barbara Frale (Viterbo, 1970) è una storica del Medioevo ed esperta di documenti antichi. Dopo la laurea e il dottorato in Storia presso l’Università “Ca’ Foscari” di Venezia, nel 2001 è entrata in servizio come Ufficiale presso l’Archivio Segreto Vaticano, dove ha potuto approfondire gli studi sui Templari direttamente sulle carte originali custodite nell’archivio pontificio. Ha collaborato con vari quotidiani ed emittenti televisive italiane ed estere per la realizzazione di servizi e documentari storici. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo: I Templari e la Sindone di Cristo (Il Mulino, 2009), La Sindone di Gesù Nazareno (Il Mulino, 2009), Il principe e il pescatore. Pio XII, il nazismo e la tomba di San Pietro (Mondadori, 2011), La lingua segreta degli dei (Mondadori, 2012).

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