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Facebook ai tempi della Prima guerra mondiale

Chi era Leon Vivién morto sulla linea della Marna nel 1915, un anno dopo lo scoppio della prima guerra mondiale? Un patriota? Un idealista partito per il fronte? Un giovane disilluso mandato al massacro come tanti della sua generazione? Poco importa, Leon Vivién, era solo un soldato e un marito che non fece in tempo a rivedere la moglie Madeleine e il primogenito. L’orrore della “Grande Guerra” che ha causato 10 milioni di vittime ritorna, a quasi un secolo di distanza, grazie a Facebook. Le lettere del milite francese alla famiglia e agli amici riaffiorano sul social network in un nuovo esperimento didattico.

di Daniele Sparisci da 6 Gradi – Corriere della Sera Blog Sei gradi del 15 giugno 2013

La macchina del tempo è stata messa in moto dal Museo nazionale della Grande Guerra di Meaux insieme a un gruppo di storici e un’agenzia pubblicitaria. Per raccontare la Francia di cent’anni fa attraverso le parole, o meglio i post di Leon- il nome è di fantasia ma le vicende storiche sono tutte ampiamente documentate da immagini d’epoca- e spiegare sopratutto ai più giovani cos’è stato quel conflitto per l’Europa. Senza censure. Non dalle pagine di un libro di storia né da mappe e ricostruzioni, ma da un profilo “vivo” sul più popolare dei social network aggiornato per dieci mesi. Un modo diverso per provare a catturare l’attenzione dei più giovani, spiegano in Francia. Ha funzionato? Dai numeri sembrerebbe proprio di sì: quasi 60 mila “Mi piace”, migliaia di commenti per ogni post pubblicato dalla linea del fronte. Nel frattempo le visite al museo di Meaux sono aumentate del 45%.

Al centro della storia, la vita di trincea fra topi e cadaveri ovunque, il sibilo cupo delle granate tedesche, il silenzio raggelante di un villaggio raso al suolo dall’artigieria. E qualche raro momento di spensieratezza con i commilitoni pensando al prossimo permesso in attesa di riabbracciare Madeleine.

Come nelle pagine firmate da Erich Maria Remarque nel memorabile “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, l’ insegnante Leon è testimone della fine del “vecchio mondo” in un crescendo di terrore e devastazioni, sin dall’attentato all’arciduca d’Asburgo Francesco Ferdinando a Sarajevo. Fino all’epilogo tragico con le lettere di Madeleine senza risposta, nel mondo moderno di Facebook sostitute da post sulla bacheca a cui Leon non può replicare perché caduto in combattimento. Una storia che ha commosso chi l’ha seguita e probabilmente non erano lacrime virtuali.

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