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Storia del Femminismo in 4 capitoli: dal 1789 ai Social

Le ondate della storia del femminismo possono essere riconducibili a quattro. Il femminismo però è un movimento in costante evoluzione e ogni ondata ha apportato nuovi cambiamenti. I primi movimenti di rivendicazione dei diritti delle donne sono nati in Europa a inizio del 1700. Si dovrà aspettare ancora un secolo però perché questi si sviluppino.

di Beatrice Giletta da Electomagazine

LA PRIMA ONDATA DELLA STORIA DEL FEMMINISMO

La prima ondata del movimento femminista ebbe inizio con la Rivoluzione Francese. Si concluse con la Seconda Guerra Mondiale, quando la maggioranza delle donne in Europa e negli Stati Uniti raggiunse uno degli obiettivi più importanti: il diritto di voto. Nel 1789 in Francia fu redatta la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino ed essa era rivolta soltanto alle persone di sesso maschile. La drammaturga Marie Gouze, nel 1791 rimediò all’errore scrivendo la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, chiedendo che i principi della Rivoluzione fossero effettivi anche per le donne. Inoltre nel 1792 l’inglese Mary Wollstonecraft scrisse A Vindication of the Rights of Woman, una critica al sistema educativo dell’epoca, che escludeva le donne e le relegava ai margini della società.

DA SUZANNE VOILQUIN ALLE SUFFRAGETTE

Nel 1832 la ricamatrice parigina Suzanne Voilquin diventava redattrice della Tribune des femmes (la prima rivista femminista della classe operaia), nella quale difendeva l’istruzione e l’indipendenza economica delle donne. Voilquin si era accorta che l’oppressione era un fattore comune a tutte e che bisognava costruire una coscienza di genere. La rivista invitava le donne proletarie ad allearsi con quelle appartenenti alla classe più privilegiata, per far nascere una nouvelle femme (una donna nuova).

Il punto più importante della prima ondata femminista fu sicuramente il movimento delle suffragette. Nel 1918, grazie al movimento delle suffragette, venne esteso il diritto di voto alle donne nel Regno Unito. Ma la conquista era solo parziale perché solamente le donne che avessero compiuto 30 anni e rispettavano determinati requisiti erano ammesse alla cabina elettorale. L’Italia arriverà al traguardo del voto a suffragio universale solo dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1946.

LA SECONDA ONDATA DELLA STORIA DEL FEMMINISMO

Il lavoro domestico e la cura della prole erano ancora totalmente a carico delle donne. Negli Stati Uniti degli anni Sessanta una banca poteva rifiutare di emettere una carta di credito ad una donna se non aveva la firma del marito. Inoltre se un’impiegata rimaneva incinta, era perfettamente legale licenziarla. Nelle immagini pubblicitarie erano rappresentate due figure femminili: la donna di casa, circondata da elettrodomestici e la donna moderna che era sempre affiancata dal marito.

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LA MISTICA DELLA FEMMINILITÀ DI BETTY FRIEDAN

La mistica della femminilità, pubblicato nel 1963 fu un libro molto importante per il movimento femminista di quell’epoca. L’espressione “mistica della femminilità” indicava il modello marito-figli-casa. Il modello era stato imposto senza tener conto delle reali aspirazioni di una donna e doveva essere superato con la nascita di una nuova identità femminile. Inoltre nel libro richiedeva alla classe dirigente maschile il libero accesso delle donne a tutti i campi professionali. Friedan ridefinì il ruolo della donna, gettando le basi teoriche e politiche della “seconda ondata” del femminismo, quella del 1968.

Nel clima rivoluzionario del 1968 alcune femministe statunitensi avevano protestato contro il concorso di Miss America e installarono i freedom trash cans. All’interno di questi contenitori per la spazzatura buttarono gli “strumenti di tortura femminile” . Gli strumenti erano i tacchi alti, trucchi, parrucche, riviste di Playboy e di Cosmopolitan, e anche reggiseni.

Il 10 luglio 1971 Gloria Steinem, considerata la voce più influente del femminismo della seconda ondata, tenne un discorso alla fondazione del National Women’s Political Caucus (NWPC). Il discorso Address to the Women of America, è ricordato come uno dei più grandi discorsi del XX secolo. Steinem parlò di una rivoluzione che porterà a un vero umanesimo solo nel momento in cui abbandoneremo tutti le categorie di “sesso” e “razza”. Tra i temi più trattati dal movimento femminista inoltre c’era il diritto all’aborto e alla contraccezione. La pillola anticoncezionale fu disponibile negli Stati Uniti nel 1961. In Italia fu autorizzata sei anni dopo ma solo per fini terapeutici.

LA TERZA ONDATA DELLA STORIA DEL FEMMINISMO

Con l’espressione terza ondata femminista facciamo riferimento ad a un periodo che va dall’inizio degli anni ’90 fino al 2010. Le femministe degli anni Novanta avevano capito che non era più possibile parlare della Donna perché ogni contesto sociale, culturale, politico, geografico influenza e determina l’esperienza femminista di ogni persona. Rebecca Walker, scrittrice statunitense, è considerata la prima persona ad aver parlato esplicitamente di terza ondata perché nel 1992 in un articolo ha scritto:

I am the Third Wave“.

Spiegava che la seconda si focalizzava su un determinato tipo di donna: bianca, cis, di classe media. Mentre la terza ondata si apriva a una varietà di donne provenienti da contesti sociali differenti.

IL CONTESTO IN CUI È NATA LA TERZA ONDATA

La terza ondata nacque con il susseguirsi di due eventi emblematici. Il primo fu la testimonianza televisiva di Anita Faye Hill, avvocata e docente universitaria, che denunciò il giudice Clarence Thomas, candidato alla Corte Suprema, di molestie sessuali. Hill parlò davanti a un comitato giudiziario del Senato composto da soli uomini bianchi e Thomas ebbe lo stesso la nomina.

Il secondo evento coincise con l’inizio del movimento Riot Grrrl a Olympia (Washington). Fino a quel momento il punk era considerato solo maschile, ma diverse attiviste femministe iniziarono a formare band. In quegli anni Kathleen Hanna, cantante delle Bikini Kill, lavorava alla zine su cui poi comparse il Riot Grrrl manifesto e si schierava contro la società maschilista.

MANIFESTO RIOT GRRRL

LA QUARTA ONDATA DELLA STORIA DEL FEMMINISMO

La quarta ondata della storia del femminismo è considerata quella attuale. Si riconosce per la sua diffusione su scala mondiale dovuta a internet e ai social network. In questa nuova ondata è approfondita l’esistenza di una sovrapposizione tra le varie forme di oppressione: razzismo, sessismo, omofobia hanno un’unica radice e vanno combattuti insieme. La quarta generazione è figlia delle battaglie avvenute nel passato.

Nel tempo però evolvono le modalità attraverso cui si combatte per ottenere determinati diritti ma non cambia il principio per cui si combatte. Il nuovo femminismo non tratta solo una questione di genere. Si parla infatti di femminismo intersezionale per indicare il sovrapporsi di varie identità e dinamiche sociali.

I SOCIAL NETWORK COME ELEMENTO CHIAVE DELLA QUARTA ONDATA

L’ascesa dell’hashtag #activism ha permesso la rapidissima sensibilizzazione di questioni inerenti la giustizia sociale. Gli esempi di attivismo digitale sono tantissimi. Uno dei più famosi è #MeToo e fu lanciato contro le molestie sessuali negli Stati Uniti nel 2017. Moltissimi altri Paesi di conseguenza hanno lanciato il proprio hashtag: in Italia esiste #QuellaVoltaChe, lanciato da Giulia Blasi. In Francia #BalanceTonPorc, in Spagna #Cuéntalo e in Cina #RiceBunny. Inoltre la campagna di UN Women #HeForShe fu lanciata dall’attrice Emma Watson. L’utilizzo dell’hashtag doveva avere il compito di coinvolgere ragazzi e uomini nella lotta contro la violenza sulle donne.

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