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In fondo, per negare Foibe ed Esodo basta falsare o ignorare fatti, cifre e documenti…

Anche quest’anno, per il Giorno del Ricordo per la pulizia etnica sul confine orientale italiano, da parte della sinistra postcomunista più o meno riciclata ci verrà propinata la solita poltiglia jugonegazionista, nel tentativo di giustificare i crimini dei comunisti jugoslavi con le violenze dei fascisti cattivi, anzi cattivissimi, di cui riportiamo un esempio. Ma leggiamo il piagnucolio degli jugogiustificazionisti: “Quella delle “foibe” è una vera e propria operazione politico-culturale, che ha contribuito a creare o consolidare un senso comune anticomunista, e anti-antifascista, volto a favorire una memoria contraffatta”, afferma Angelo d’Orsi insieme ai colleghi Andrea Martocchia, Alessandra Kersevan, Claudia Cernigoi, Sandi Volk e Davide Conti. “La menzogna viene propalata, ripetuta, ribadita, fino a che diventa senso comune”. “I telegiornali, i talk show, i “programmi di approfondimento”, i docufilm, le pseudomemorie di pseudoreduci o pseudoesiliati, stanno realizzando una sorta di cortina fumogena, dietro la quale si erge come un totem (e insieme un tabù), “la foiba”: una sorta di gigantesco monumento alla menzogna”, ha scritto d’Orsi su ”Micromega”. <<Il bilancio storico degli eccidi è tuttora incerto: secondo Wikipedia oscilla tra le 5.000 e le 11.000 vittime. Dal ‘43 al ‘45, negli inghiottitoi carsici finirono fascisti e italiani comuni, anche non aderenti al regime. Sempre Wikipedia riassume sotto la voce “crimini di guerra italiani” l’occupazione fascista di Slovenia e Croazia, Dalmazia e Montenegro. Villaggi bombardati, popolazione civile trucidata, partigiani torturati. Fra il 1941 e il 1943, secondo “Storia XXI Secolo” [sito di estrema sinistra legato all’Anpi, ndA], le truppe italiane fecero oltre 13.000 vittime jugoslave: 4.000 persone fucilate (di cui 1.500 ostaggi civili), 187 individui morti sotto tortura e ben 7.000 persone decedute nei campi di concentramento (anche donne e bambini). Pagina particolarmente infame, quella dei lager italiani in Jugoslavia. Esiste dunque una drammatica “proporzione” fra le atrocità commesse dall’occupante italiano e la successiva, spietata rappreseglia jugoslavia (esecuzioni sommarie e seppellimento, nelle foibe, di esseri umani spesso ancora vivi). Ma non ve n’è traccia nella propaganda attuale: gli jugoslavi erano semplicemente “cattivi”, in quanto “comunisti”. Combattevano a casa loro, per difendersi? Meglio non ricordarlo, nel Giorno del Ricordo>>.

Al di là della cifra finale di fantasia, si potrebbe far notare che 4000+ 187+7000= 11.187, non 13.000. Ad ogni modo per precisione ricordiamo che i morti nei campi italiani furono circa 3000, mentre i fucilati furono 1620, secondo uno storico non esattamente di destra come Amedeo Osti Guerrazzi: ossia meno della metà della cifra riportata. Il governo jugoslavo di Tito richiedendo la consegna dei presunti criminali di guerra non ha mai parlato di morti sotto tortura, assolutamente non applicata dalle Forze Armate italiane (cfr. gli incartamenti presso l’ Archivio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Fondo H8 “crimini di guerra”, e Fondo Messe, Stanza segreta I, Archivio della Commissione d’Inchiesta per i criminali di guerra italiani secondo alcuni Stati esteri).

Comunque, in poche righe si trova qui riassunta la solita accozzaglia di cifre sbagliate, luoghi comuni (combattevano sì a casa loro, ma il 6 aprile 1941 non mossero un dito contro gli invasori nazi- fascisti, visto il patto Ribbentrop- Molotov… e lo fecero solo in appoggio all’URSS di Stalin, accanendosi più contro croati, sloveni e serbi, compresi i cetnici del legittimo governo reale jugoslavo in esilio, che si battevano per il re di Jugoslavia!- che contro gli invasori, tanto che quando lo fecero presero solo solenni legnate), nessun cenno alle stragi di prigionieri (i 740 fanti italiani dell’intero III/259° massacrati a Prozor da Gilas insieme con 31 ufficiali, per fare solamente un singolo esempio, o gli Alpini feriti del btg. Belluno uccisi a Rikvace con la testa schiacciata con pietre e calci di fucile nel dicembre 1941…), delle torture sistematiche dei prigionieri, degli occhi strappati, delle evirazioni, degli impalamenti, nessuna menzione dei civili italiani o filoitaliani ammazzati a decine prima dell’armistizio, non una parola sul democidio titino di serbi, sloveni, croati… il tutto con il solito tono piagnucoloso e vittimista.

E senza ricordare, ad esempio, la vigliacca strage di 116 polesani a Vergarolla, avvenuta a guerra finita da più di un anno, o l’appoggio di migliaia di soldati italiani dopo l’armistizio del 1943 che combatterono contro i tedeschi nelle divisioni Italia e Garibaldi, lasciando ventimila morti sul campo, il sostegno aereo della Regia Aeronautica con la Balkan Air Force, le tonnellate di riforniment, divise, armi, munizioni, viveri forniti dal governo del Sud: non una parola, perché dopo tutto ciò ciò il ringraziamento titino fu la conquista e l’occupazione militare di terre italiane per cultura e abitanti, le esecuzioni di massa, l’esodo di 350 mila italiani. Mussolini affermò che i confini sono immobili ma le popolazioni possono spostarsi: Tito lo mise in pratica. La costa istriana, Pola, Fiume, Rovigno, Pisino, Capodistria, Parenzo erano jugoslave esattamente quanto la provincia di Lubiana era italiana. Cioé per nulla. All’imperialismo italiano fece seguito un imperialismo jugoslavo di stampo uguale e contrario, che arrivò ad immaginare l’annessione alla Jugoslavia dell’intero Friuli sino al Tagliamento (la Slavia veneta), pretesa bloccata da Churchill e dalla presenza militare britannica prolungatasi sino al 1946 proprio in funzione di contrasto all’imperialismo titoista.

Ebbene, contro i deliri di “qualche storico negazionista o riduzionista”  (per usare la definizione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella), e contro la falsificazione, il travisamento radicale della storia delle terre italiane annesse alla Jugoslavia, bene ha fatto la Regione Friuli VG a tagliare i fondi con l’apposita legge regionale ad alcune associazioni, e sarebbe auspicabile che tale legge da locale diventasse legge nazionale.

Sia chiaro, ognuno può sostenere che le piramidi le abbiano costruite i Reticuliani, che l’uomo non sia mai sbarcato sulla luna, che la terra sia piatta, che gli italiani fossero tutti brava gente, che i lager nazisti non siano mai esistiti, che i partigiani e non gli anglo-americani abbiano liberata l’Italia, o che le foibe siano una vergognosa fandonia: siamo comunque contrari a leggi repressive del pensiero, fosse anche la peggiore delle corbellerie. Ma questi deliri non possono e non devono essere finanziati dal denaro pubblico. Libertà di fare ricerca (nel caso specifico fiction) si, ma con fondi propri.

Soprattutto quando mentendo, decontestualizzando, con cifre sbagliate e citazioni inventate, si infangano le Forze Armate attribuendo loro crimini spesso inesistenti e tacendo ciò che ne scatenò le reazioni per troppo tempo negate dalla storiografia nazionale, l’Italia, la memoria della sua storia (senza voler fare alcuno sconto sulle responsabilità durante l’occupazione) e dei suoi morti, facendo passare le vittime dell’imperialismo e della pulizia etnica jugoslava per fascisti e spie, allo scopo di esaltare un’ideologia criminale come il comunismo in salsa balcanica. Del resto, se, come qualcuno sostiene, il Fascismo non sarebbe un’opinione, ma un crimine, lo jugonegazionismo non è storia, è una cretinata. E di infima levatura.

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