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Le scuse di Reagan alla Thatcher per l’invasione di Grenada

Era il 25 ottobre 1983 quando i soldati degli Stati Uniti di Ronald Reagan invasero l’isola caraibica di Grenada, dove una rivolta si era conclusa con la conquista del potere da parte di una giunta filo cubana. L’operazione fu denominata Urgent Fury e giustificata dalla propaganda del governo americano come necessaria per sedare i rivolgimenti politici che avrebbero potuto portare, in via ipotetica, a un uso futuro dell’isola come base sovietica o cubana. L’occupazione fu condannata dall’Onu e in particolar modo dal Regno Unito dato che Grenada apparteneva al Commonwealth, l’organizzazione che riuniva gli Stati che avevano fatto parte dell’impero britannico.

di Maria Alessia Biancalana da HuffingtonPost dell’11 novembre 2014 

Per quell’invasione, decisa e intrapresa senza aver avvertito preventivamente Margaret Thatcher, Ronald Reagan si sentì in dovere di telefonare al primo ministro inglese per scusarsi. La registrazione della conversazione tra il presidente americano e la “Lady di ferro” è stata infatti pubblicata dai media inglesi. “Ci dispiace molto per l’imbarazzo che vi abbiamo creato”, disse l’allora presidente degli Stati Uniti a un’irata Margaret Thatcher, dato che non era stata consultata prima dell’intervento americano in uno Stato del Commonwealth.

“Se fossi lì, Margaret – proseguì Ronald Reagan – butterei il cappello sulla porta prima di entrare” (“if I were there, Margaret, I’d throw my hat in the door before I came in”).
Una frase che fa riferimento a una pratica in uso durante la guerra civile: quando prima di entrare in una stanza, una persona doveva gettare il cappello all’interno e, se fosse stato considerato sgradito, avrebbe potuto essere cacciato o addirittura ucciso. “Non c’è bisogno di questo” rispose la Thatcher al presidente.

I toni sono quelli di una conversazione privata tra due dei più potenti leader mondiali degli anni Ottanta.
Il presidente Ronald Reagan, per giustificare il ritardo di una chiamata arrivata a invasione già iniziata, utilizzò la seguente spiegazione: “Temevamo di avere una talpa che avrebbe ascoltato la conversazione e riportato la notizia”. Probabilmente Reagan fa riferimento a una possibile spia sovietica che avrebbe avvertito la giunta di Grenada dell’imminente operazione americana. Margaret Thatcher rispose: “Capisco benissimo”.

La telefonata si concluse con il primo ministro inglese che mandava i suoi saluti alla moglie di Reagan: “I miei rispetti a Nancy. Ora devo scappare, ho un difficile dibattito in Parlamento”. E Reagan la salutò dicendole: “Se li mangi vivi” (“Eat them alive”).
Una conversazione che rappresenta la testimonianza degli ottimi rapporti che legarono sempre il Regno Unito di Margaret Thatcher agli Stati Uniti di Ronald Reagan.

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