HomeStoria AnticaLo scempio dei musei archeologici in Egitto

Lo scempio dei musei archeologici in Egitto

Nel corso dei moti di piazza contro il regime di Mubarak, il 29 gennaio è stato  assaltato anche il Museo Egizio, nella centrale piazza Midan at Tahir, epicentro delle manifestazioni. L’edificio, eretto nel 1902 in sostituzione del museo di Giza, ospita, com’è noto, la massima collezione di antichità egizie al mondo.

di Pierluigi Romeo di Colloredo per Storia in Rete Storia In Rete - Il sito ufficiale di Storia In Rete

Oltre a saccheggiare il Gift-shop e la biglietteria, alla ricerca di denaro, i vandali – tra cui forse anche alcuni guardiani del museo – sono saliti al secondo piano facendo scempio dei reperti del corredo del principe Meshenty, nomarca di Assiut nell’XI dinastia (2060 a.C circa) e distruggendo alcuni pezzi del tesoro di Tutankhamon. Tredici vetrine sono state infrante, ed il loro contenuto gettato a terra o fatto letteralmente a pezzi. Secondo le dichiarazioni del neo-ministro Zahi Hawass settanta pezzi sono stati danneggiati.

Sono state distrutte alcune mummie, tra cui forse quella del Portaventagli alla destra del re, generale di cavalleria Yuya, padre della regina Teye, moglie di Amenhotep III e nonno di Akhenaton (XIV secolo a.C.), la cui tomba venne rinvenuta intatta da Theodore Davis nella Valle dei Re nel 1905. La cosa però non è assolutamente certa: di sicuro da ciò che si vede in una è stata fatta letteralmente a pezzi una mummia che sembra essere quella di  Tuthmosi II (XVIII dinastia, 1524- 1505), uno dei creatori dell’impero egizio; la testa che si intravede dietro è quella di un altro grandissimo sovrano, Sethi I, padre di Ramesse II, e uno dei maggiori faraoni guerrieri (XIX din., 1305-1290) la cui mummia – se di lui si tratta, come temiamo – era sinora le meglio conservata tra tutte le mummie reali.

Da quanto è possibile vedere dai video trasmessi di Al Jazeera e da quanto pubblicato sul sito egittologico http://www.eloquentpeasant.com tra i pezzi danneggiati si può riconoscere, in uno dei sarcofagi gettati a terra, quello in cartonnage dorato di Tuya, madre di Teye, e la copertura dorata della sua mummia, raffigurante le divinità dell’aldilà, almeno una delle quali è stata strappata via; il fatto che però la mummia non fosse conservata nel sarcofago lascia però sperare che la sua mummia non sia stata distrutta. Purtroppo è stata fatta a pezzi la statua funeraria di cedro del libano rivestita in lamina d’oro di Tutankhamon stante sulla pantera; sul pavimento restano la statuetta frantumata del felino, e la base dell’immagine del sovrano. La brutalità del saccheggio è ben evidenziata dai piedi ancora intatti, mentre le caviglie della statua sono state spezzate di netto. Si trattava di una delle più belle opere del Vicino Oriente antico.

Così un pezzo unico era fino a pochi giorni fa la statua dorata di Tutankhamon stante sulla barca di papiro. Anche qui la statua è stata strappata con violenza. Si trattava di esemplari unici, provenienti dal cosiddetto “annesso” della tomba del sovrano, con una funzione rituale, tanto che statue analoghe sono raffigurate sulla pareti della tomba di Sethi II, sempre nella valle dei re. Distruzione di opere di una tale importanza archeologica  ed artistica si potrebbe forse paragonare ad un’eventuale perdita della Primavera del Botticelli per l’arte italiana del XV secolo. Si trattava inoltre di due opere molto discusse, poichè il sovrano vi era stato rappresentato con un accenno di seno, su cui gli egittologi hanno avanzato numerose ipotesi, da quella che li vorrebbe appartenenti al corredo funerario di Nefertiti o di SmenkhaRa, e riutilizzati per Tutankhamon, a quella che vi vede elementi attardati dello stile amarniano.

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Sempre al tesoro del ventenne faraone appartengono il flabello in ebano ed oro il cui manico è stato spezzato ed asportato, ed i bastoni da lancio per la caccia. Come accennato, i vandali si sono accaniti sul corredo di Meshenty, celeberrimo per i modelli funerari in legno, tipici del primo Medio regno: la barca funeraria in acacia è stata sfondata con un oggetto pesante, schiantando la cabina ed i rematori, i famosi arcieri nubiani della stessa tomba non sono sfuggiti alla medesima sorte. Dopo aver infranto la vetrina, quattro arcieri sono stati strappati dalla base e gettati per terra.

Gli altri due musei importanti del Cairo, quello Copto nel Cairo Vecchio, e quello Islamico a Fustat, non sono stati danneggiati. Gravi danni sono segnalati anche altrove, a Giza, a Saqqara – dove sarebbero state danneggiate le piramidi di Djedkara – Isesi e di Pepi I (VI dinastia). Cosa si voglia intendere con danneggiate non è chiaro: temiamo che possano esser state danneggiate le pareti con due delle versioni più antiche dei “Testi delle Piramidi”; ancora danni sono stati  segnalati nella tomba dell’intendente al tesoro  Maya, un alto funzionario dell’epoca di Tutankhamon, i cui rilievi sono tra i più eleganti della tarda XVIII dinastia – ed ad Abu Sir. Per completezza va detto che il dottor Martin Raaven, direttore della missione archeologica olandese a Sakkara che scava la tomba di Maya, non è stato in grado di confermare i saccheggi. Nel delta orientale la folla ha saccheggiato il museo archeologico di Al Qantara, che conteneva oggetti provenienti dalla zona del canale di Suez: tremila pezzi sono stati asportati. Sono stati segnalati saccheggi anche nei dintorni di Alessandria d’Egitto, mentre nell’Alto Egitto l’esercito e gli stessi cittadini hanno protetto l’area tebana, la più vasta zona archeologica al mondo.

Pierluigi Romeo di Colloredo

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Inserito su www.storiainrete.com il 7 febbraio 2011

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