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Sex & Dux: come si crea un mito. Le 400 donne di Mussolini

Cherchez la femme. Anzi, cercatene più d’una in «Dux», un libro che però non è un giallo anche se pieno di ombre della storia. Quattrocento sarebbero le donne che, secondo una stima attendibile, Benito Mussolini amò (verbo da prendere con le molle). Il sottotitolo ammiccante scelto da Rizzoli per il «Dux» di Roberto Olla, «Una biografia sessuale di Mussolini», non inganni: non è la storia guardata dal buco della serratura, e neppure una cronistoria pruriginosa scandita dal fruscio delle lenzuola o dallo sfogliare un catalogo dongiovannesco.
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di Marco Patricelli, su “Il Tempo” del 5 aprile 2012

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Il saggio, fresco di stampa, è uscito prima in Inghilterra con il titolo assai più “british” «Il Duce and his women – Mussolini’s rise to power». I giornali inglesi, solitamente assai tiepidi su saggi storici che arrivano dall’Italia, stavolta hanno speso paginate sul lavoro di Olla. Giornalista del Tg1, ha legato il suo nome alla fortunatissima serie di Combat Film (un successo che stupì persino la Rai per il grande seguito di pubblico) e al primo tg dedicato alla storia in una tv europea. Proprio davanti alle telecamere del Tg1 Storia (ogni lunedì, alle 9 e qualche minuto) avvenne il clamoroso incontro tra l’ambasciatore dell’Armenia e della Turchia, primo contatto ufficiale in assoluto tra Paesi che non avevano relazioni diplomatiche e separati dalla questione del genocidio del 1915: era proprio questo l’argomento di un dibattito ripreso con vasta eco sulla stampa dei due Paesi (il Tg1 Storia, peraltro, riscuote apprezzamenti anche all’estero, cosa che dovrebbe far riflettere i vertici di Saxa Rubra sulla valorizzazione del programma che macina share lusinghieri).

Sempre Olla ha realizzato il primo documentario in 3D della tv italiana, il reportage su Auschwitz «Le non persone». Insomma, uno specialista del ‘900, col dono della chiarezza pur nell’approfondimento, che si è cimentato su un aspetto particolare del Duce, scansando le facili sirene del voyerismo nobilitato dalla rigorosa ricerca. Una lunga “linea rosa” attraversa la parabola mussoliniana, rossa del socialismo delle origini e nera del fascismo imperante. Il leitmotiv che percorre l’avvincente struttura narrativa è la sessualità al centro del mito: senza l’analisi della sessualità non si capisce il mussolinismo, che è cosa assai diversa dal fascismo così com’è considerato. L’uomo-Mussolini preminente sul politico-Mussolini. Una ricerca condotta su questi binari sfronda gli allori e, se non mostra «di che lacrime grondi e di che sangue», comunque porta alla luce ipocrisie, meschinità, aspetti caratteriali e della personalità che corrodono la vulgata tollerante e buonista del «brav’uomo». Non era questo, come non era «l’uomo della Provvidenza» e neppure il mostro dell’esecrazione e del dileggio di piazzale Loreto. Il racconto di «Dux» si ferma alla vigilia del Patto di Monaco, quando sacrifica la Cecoslovacchia agli appetiti di Hitler come falso apostolo della pace europea. Mussolini gode di popolarità, considerazione e anche di un certo timore. Dopo la conquista dell’Etiopia è al massimo di fama e consenso. Nel privato è un’altra cosa.

Ostenta la famiglia creata con Rachele Guidi, sposata in due atti, ha scansato relazioni imbarazzanti, figli illegittimi, sbrigativi amplessi consumati con gli stivali. Un detto inelegante sostiene che «comandare è meglio di fottere»: lui fa l’una e l’altra cosa, miscelandole. Tra tante amanti c’è anche quella ufficiale, Claretta Petacci, che pagherà con la vita a Giulino di Mezzegra (secondo la versione più accreditata) aver voluto quell’uomo e dividerne il destino. Quando le implacabili leggi della biologia appanneranno il “furor eroticus” del Duce, gli verrà in soccorso la medicina, con l’antesignano del moderno Viagra: l’Hormovin. Arriva dalla Germania, come le idee del nazismo che recepisce e applica, a partire dalle vergognose leggi razziali del 1938. Proprio lui che aveva avuto un’amante ebrea come la Sarfatti, temutissima e odiatissima da Rachele proprio per il suo profilo e il suo ascendente intellettuale, l’autrice del bestseller europeo «Dux». Un altro «Dux», ovviamente: lì la politica mediata dal sesso, qui il sesso che media la politica.

Piero Melograni scrive: «La ricostruzione dell’attività sessuale, talvolta sfrenata del Duce, evidenzia i punti di contatto tra le sue numerose avventure galanti e le alterne vicende della sua avventura politica. Il potere di Mussolini si basava infatti sul suo suo mito. Grazie a questo mito, costruito anche con l’aiuto della sua amante Margherita Sarfatti, come Roberto Olla bene evidenzia, Mussolini instaurò un regime che ruotava attorno alla sua persona e che spesso non aveva bisogno del sostegno dei fascisti. Il “mussolinismo”, come io l’ho definito, riusciva a piegare le folle al mito». Dalla camera da letto alle adunate oceaniche. La folla è femmina, amava ripetere virilmente il Duce, col sottinteso del possesso carnale. Alberto Sordi l’avrebbe esplicitato, ridicolizzandolo, in un film.

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Inserito su www.storiairnete.com il 5 aprile 2012

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