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Sicilia 1943: scoperta strage americana dimenticata

A distanza di un anno dall’uscita del saggio storico “OBIETTIVO BISCARI”, che ha come sottotitolo “9-14 luglio 1943: dal ponte Dirillo all’aeroporto 504”, scritto da Stefano Pepi e Domenico Anfora, che nella prefazione il Tenente colonnello Giovanni Iacono ha definito “una pietra miliare nella ricostruzione storica della battaglia di Sicilia”; che è stato pubblicato dalla Casa Editrice Mursia; e che ha rimesso in campo il problema delle stragi di militari italiani da parte degli Americani nei primi giorni dello sbarco, i due Autori siciliani si sono messi alla ricerca delle tracce ormai perse dell’Aeroporto di Biscari a causa dell’avanzata della vegetazione spontanea e delle abbondanti precipitazioni nella provincia di Ragusa e di Catania riportando alla luce i luoghi delle stragi.

di Stefano Pepi

I militari italiani, che difendevano l’Aeroporto di Biscari, investiti dal fuoco dell’artiglieria dei soldati del 180° reggimento di fanteria degli Stati Uniti, non buttarono le armi né scapparono, sostenuti nella lotta ad oltranza da due batterie contraeree tedesche della Flak.Per diversi giorni i soldati americani dovettero attaccare le postazioni italiane, lasciando sul campo di battaglia un elevato numero di morti e di feriti. Il 14 Luglio 36 soldati italiani, che facevano parte della retroguardia che aveva consentito con la sua resistenza ai reparti di ritirarsi come da ordine del generale Maniscalco verso la strada Santo Pietro-Caltagirone, si arresero alla compagnia C del 180° reggimento di fanteria del capitano John T. Compton.Il capitano Compton fece fucilare subito sul posto i prigionieri italiani che si erano arresi.

Anche in contrada Ficuzza gli Americani della compagnia A del 180° reggimento di fanteria incontrarono una durissima difesa del territorio da parte degli italo-tedeschi e, quando i difensori si arresero, il sergente Horace T. West, incaricato, assieme ad altri militari americani, di scortare i prigionieri verso la città di Biscari, ordinò loro di togliersi gli abiti e le scarpe, li incolonnò e li fece camminare fino al torrente Ficuzza, dove li fece fuori a colpi di mitra. 37 furono i morti italiani, 4 quelli tedeschi. Si salvarono l’aviere Giuseppe Giannola e i mitraglieri Virgilio De Roit e Silvio Quaiotto, i quali denunciarono con dovizia di particolari quanto era successo.

Durante le ricerche condotte nel corso della stesura della loro opera, Stefano Pepi, Domenico Anfora e Giovanni Iacono, si sono imbattuti in una testimonianza che riportava un’altra esecuzione perpetrata sempre dagli Americani del 180° reggimento fanteria, che faceva parte della 45° divisione Americana. Supportati dallo storico di Acate, Antonio Cammarana , e dal Senatore Andrea Augello, che ha trovato i nomi di tre soldati della milizia fucilati assieme ad altri cinque, Pepi, Anfora e Iacono hanno intensificato le loro ricerche arrivando a concreti risultati.

Dalla testimonianza del signor Lo Bianco Luigi, contadino nei pressi dell’aeroporto di Biscari, che all’epoca dei fatti era un ragazzo di 15 anni, si è appurato che, nella strada tra l’aeroporto di Biscari e Caltagirone, in contrada Saracena, 8 soldati italiani, tra cui 3 camice nere appartenenti alla 19° batteria da 76/40 del 31° gruppo di stanza all’aeroporto di Biscari, furono fucilati dagli Americani. I nomi delle camice nere, ritrovati dal Senatore Andrea Augello, sono: Luigi POGGIO nato a Genova il 21.06.1905, Angelo MAISANO nato a Messina il 30.09.1891 e il Vice Capo squadra Colombo TABARRINI nato a Foligno nel 1895. Il signor Lo Bianco precisa che i militi vennero fatti allineare lungo il muro di cinta di Villa Cona e fucilati.

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Pepi, Anfora e Iacono, approfondendo inoltre la lettura dei verbali della Corte Marziale Americana riguardanti i procedimenti del sergente West e del Capitano Compton, sono risaliti alla testimonianza del reverendo LT Colonnello William E. King , colui che denunciò per primo le stragi di Biscari al Comando americano. Dichiara il reverendo LT Colonnello King: “ Alle 13 .00 del 15 Luglio 1943, mentre mi stavo recando al posto di Comando del 180° Reggimento di fanteria, a circa 2 Km a sud di Caltagirone , sul punto di coordinate 457454, ho osservato una fila di corpi stesi vicino al ciglio della strada principale in un piccolo vicolo, che confluisce sulla strada principale da est”. Il reverendo King continua con queste parole: “Quando tornai dalla linea del fronte, mi fermai nel posto già citato e osservai con attenzione i corpi che avevo visto andando al fronte. C’erano 8 corpi di Italiani che erano stesi in fila, 6 a faccia in giù e 2 a faccia in su. Erano stati fucilati esattamente nello stesso modo di quelli osservati a sud dell’Aeroporto di Biscari, tranne che questi non erano stati fucilati alla testa e che parecchi corpi avevano più di una ferita alla schiena e al petto”. La descrizione minuziosa del luogo fatta dal Reverendo King e le coordinate contenute nel verbale inquadrano la scena di questo crimine in un incrocio della via Giombattista Fanales ,angolo strada Aeroporto di Biscari- Caltagirone.

La differenza tra i corpi notati dal cappellano, LT Colonnello King, e quelli riportati dal sig. Lo Bianco è minima: il Colonnello King parla di 8 corpi, il sig. Lo Bianco dichiara che i corpi sono 7; e che le località indicate sono molto vicine, lungo la strada Aeroporto di Biscari-Caltagirone, per cui potrebbe trattarsi dello stesso episodio, anche se non si può escludere che si tratti di 2 fucilazioni diverse. A questo punto potrebbe trovare convalida la testimonianza resa al dottor Michele Sinatra, ex direttore amministrativo dell’Ospedale Cannizzaro di Catania, nativo di Caltagirone e vissuto fin da bambino presso l’aeroporto di Biscari, dal signor Mineo Gesualdo, oggi defunto, che sosteneva che i fucilati della Milizia sopraindicati si trovavano insieme a 5 civili che vestivano di nero a causa di un lutto familiare, in contrada Saracena. Su questa ultima testimonianza la ricerca di riscontri è alle battute finali.

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    copertina Gela 1943i

 

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