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Montanelli, un centenario pieno di retorica

Piccolo dispiacere in più per Paolo Mieli. Nel maggio 1995, dopo 22 anni, aveva riportato al ‘Corriere della Sera’ Indro Montanelli. Tra poco, il 22 aprile, avrebbe festeggiato da direttore il centenario dell’amico (centenario peraltro anticipato con lo scoop casalingo, editore Rizzoli, della pubblicazione dei diari, ‘I conti con me stesso’, a cura di Sergio Romano). Pazienza.

Lo farà altrove, da presidente onorario del Comitato nazionale per il centenario della nascita di Montanelli (1909-2001). Creato un anno fa, il Comitato è composto da un numero stupefacente di membri, 37, come dire tre squadre di calcio, la terna arbitrale e Abete.

Da l’Espresso

Il che avrebbe ispirato a Indro qualche ironia sui “parrucconi” e “mandarini” che sempre farciscono gli organismi celebrativi di un’Italia malata di retorica. Nel comitatone, presieduto da Alberto Malvolti della Fondazione Montanelli Bassi di Fucecchio, c’è posto per tanti, da Cesare Romiti a Enzo Bettiza, da Letizia Moratti a monsignor Ravasi, fino al fresco successore di Mieli al ‘Corriere’, Ferruccio de Bortoli.

Con il contributo del ministero dei Beni culturali si parte proprio da Fucecchio, il paese natale. Dal 22 aprile con la mostra ‘Indro Montanelli. La vita, le opere, i luoghi’, con tanti materiali fotografici, giornalistici, epistolari, gli arredi degli studi di Milano e Roma e i loro oggetti archetipici, dalla Olivetti alla poltrona verde. Come anticipa l’erede Letizia Moizzi (figlia di Alessandra Moizzi figlia di Colette Rosselli, seconda moglie di Montanelli), si spera poi di portarla a Milano, Roma e Firenze.

Seguiranno tre convegni. Il primo a Firenze all’Accademia della Crusca (18 maggio), con studiosi che ne analizzeranno la lingua (Ilaria Bonomi), la narrativa (Franco Contorbia), il teatro, i ‘libri africani’ (Marino Biondi) e un omaggio del giornalista Gian Antonio Stella.

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Il secondo a Milano, alla Fondazione Corriere della Sera (6 ottobre) sul Montanelli giornalista, poi a Roma alla Biblioteca del Senato (6 novembre) sul divulgatore di storia. Mentre su Rai Sat Premium si stanno concludendo le otto puntate di ‘Indro Montanelli.tv’ di Nevio Casadio. E le Poste italiane stanno per lanciare un francobollo commemorativo da 60 centesimi (poco: meritava l’euro).

I diari editi da Rizzoli sono una lettura gratificante, che alterna passaggi brillanti, giudizi originali e, com’è frequente nell’autore, maldicenze, omissioni e balle: dal salotto Bellonci ai Crespi proprietari del ‘Corriere’, da Moravia a Lotta continua, da Prezzolini ai brigatisti fino al “climber” Berlusconi. Ma forse, a ben vedere, non sono i diari il vero evento editoriale.

È ancor più interessante la lettura del secondo volume della biografia di Sandro Gerbi e Raffaele Liucci per Einaudi, ‘Montanelli l’anarchico borghese’, appena uscito, che unisce il rigore scientifico, l’analisi di tutti gli scritti dal 1957 al 2001, al pregio della vivacità. Dietro ai due libri vi è anche un piccolo giallo.

I due biografi, infatti, non sono graditi a tutti dopo il primo volume del 2006, ‘Lo stregone’. Nei capitoli su fascismo, 8 settembre, carcere, fuga in Svizzera e Liberazione sono ricostruiti con puntiglio, oltre ai successi del biografato, anche i lati in ombra, opportunismi, bugie.

Gli articoli per il ‘Popolo d’Italia’, l’attività in Africa Orientale, le glosse fasciste firmate Calandrino su ‘Tempo’, la cronaca dell’invasione della Polonia al seguito della Wehrmacht (ma c’è chi fece peggio: Dino Buzzati, di cui mai si parla, restò al ‘Corriere’ durante tutta la Repubblica di Salò malgrado la linea a larghi tratti filonazista).

Malvolti della Fondazione Montanelli, la titolare dei diritti Letizia Moizzi, ma anche Marisa Rivolta, l’ultima, sempre elegante compagna di vita del giornalista, ne furono fortemente disturbati; anche perché Montanelli era fresco di rivalutazione in chiave liberal e legalitaria dopo la sua rottura politica con Berlusconi.

Gerbi e Liucci non figurano nel comitatone dei 37, né sono stati autorizzati a riprodurre nulla (solo consultare) dai diari conservati nei vari archivi. E così, con maggior fatica, hanno riassunto senza virgolettare molti passaggi salienti vietati dalla tutela del diritto d’autore. A vantaggio, ovvio, dell’edizione Rizzoli.

Vantaggio relativo, però. Il lavoro di Gerbi e Liucci è innovativo: riscopre il Montanelli laico, liberale, antibigotto. Il suo intenso rapporto con Ugo La Malfa; la lunga predilezione per i partiti Pri-Pli-Psdi ; il fastidio esplicito per le ipocrisie della Democrazia cristiana e le ingerenze vaticane prima del celebre ‘turatevi il naso’. La cronaca appassionante delle sue ambivalenti relazioni con Enrico Mattei; la campagna per la salvaguardia di Venezia; i tira-e-molla con Spadolini e Piero Ottone; la reazione composta all’attentato brigatista del ’77; le tensioni (e rappacificazioni) con Enzo Bettiza, Camilla Cederna, Eugenio Scalfari. Il suo snobismo verso Almirante e l’Msi.

Il ruolo di frenatore con i lettori del ‘Giornale’, spesso molto più a destra di lui. Un Montanelli assai meno ‘reazionario’ della vulgata che lo accompagnò. Con quale spirito lo celebra Mario Giordano, direttore attuale del ‘Giornale’, memore della drammatica rottura tra Indro e Berlusconi? “Con orgoglio. Dalla rottura sono passati 15 anni. Mi pare che stiamo riprendendo, nel rapporto con i lettori, un po’ dello spirito di Montanelli…”.

Enrico Arosio

Articolo inserito su www.storiainrete.com il 7 aprile 2009

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Storia in Rete ha dedicato a Indro Montanelli un lungo dibattito fra Renata Broggini e Marcello Staglieno, a partire da un articolo di Fabio Andriola

Numero 28

Inverosimile Indro – Montanelli nel libro di Renata Broggini

Numero 31

Montanelli: prima puntata del dibattito fra Renata Broggini e Marcello Staglieno

Numero 33- 34

Montanelli: seconda puntata del dibattito fra Marcello Staglieno e Renata Broggini

Numero 35

Montanelli partigiano: continua il dibattito fra Renata Broggini e Marcello Staglieno

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