HomeLuci rosse e rosaDa Napoleone III a Strauss-Kahn, luci rosse alla francese

Da Napoleone III a Strauss-Kahn, luci rosse alla francese

L’Eliseo, il palazzo presidenziale nel quale Dominique Strauss-Kahn, comunque vada a finire, non andrà ad abitare, non è mai stato un luogo in cui si è praticata la virtù della castità. Visti i precedenti, un inguaribile libertino dal robusto appetito sessuale come Strauss-Khan lì dentro non avrebbe rappresentato una grande novità, anche se c’è una bella differenza tra un focoso seduttore e un presunto stupratore che costringe una donna con la forza e la violenza.

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di Roberto Zichittella per “il Riformista” del 17 maggio 2011  

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La passione per il sesso accompagna da tempo immemorabile i politici francesi. I sovrani di Francia accanto alla regina ufficiale hanno sempre amato circondarsi di tante “regine di cuori”, cioè amanti, favorite e cortigiane. Senza metterci a frugare tra le lenzuola di re lontani nel tempo, come Enrico IV o Luigi XIV, ricordiamo quello che si diceva dell’imperatore Napoleone III. «Corre dietro alla prima scopa vestita che capita», malignava sua cugina, la principessa Matilde Bonaparte.

Per conquistare alla causa italiana l’imperatore, Cavour non esitò a gettargli fra le braccia la diciannovenne nipote, Virginia Oldoini contessa di Castiglione, una bellissima figliola che certo “scopa vestita” non era. E l’imperatore ci cascò, nonostante fosse sposato con Eugenia de Montijo, da lui stesso adulata come “la bella spagnola”.

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Pochi decenni dopo le effusioni fra Napoleone III e la contessina ci fu il più clamoroso e drammatico incidente sessuale della politica francese. Il fattaccio vide coinvolto il presidente Félix Faure, eletto il 17 gennaio 1895. Sposato con Marie-Mathilde Berthe Belluot, il presidente aveva un’amante, Marguerite Steinheil, detta “Meg”. Il 16 febbraio 1899 Faure incontrò la sua amante all’Eliseo. Lui aveva 58 anni, lei 30. I due si chiusero in un salone, ma dopo qualche minuto gli assistenti del presidente sentirono suonare un campanello.

Faure venne trovato disteso su un divano privo di sensi, mentre la Steinheil si riordinava i vestiti e i capelli. La donna fu fatta uscire da una porta secondaria, mentre accorse la moglie. Faure morì senza più riprendere conoscenza per “accidente vascolare cerebrale”. Il fatale coccolone sarebbe stato una conseguenza dell’orgasmo provocato da un rapporto orale con la Steinheil.

Non erano tempi di testimonianze esplicite o di abiti portati in tintoria, come fu costretta a fare circa un secolo dopo la stagista della Casa Bianca Monica Lewinsky, ma anche un casto giornale dell’epoca come Le Journal du peuple non poté fare a meno di scrivere che Félix Faure era morto «per essersi troppo sacrificato a Venere». La sventurata consorte, che forse sapeva ma non voleva ammettere la verità, continuò a ripetere a chi le faceva le condoglianze che il suo Felix «era un marito così bravo». La Steinheil, invece, fu soprannominata senza tanti riguardi “la pompa funebre”.

Nella Quinta Repubblica gli anni della presidenza di Charles De Gaulle e di Georges Pompidou non sembrarono caratterizzati da una grande vivacità sessuale. Il generale era molto legato alla moglie Yvonne, sposata nel 1921, una donna cattolica e conservatrice che i francesi vedevano come un’innocua zia, Tante Yvonne, appunto. Pompidou era sposato a una bella donna, amate dell’arte moderna. Sembravano una coppia affiatata e lui un giorno dichiarò che le donne erano la via più piacevole per portare gli uomini alla rovina.

Il libertinaggio torna protagonista all’Eliseo da Valery Giscard’ Estaing in poi. Le testimonianze sulle scappatelle di Giscard, Mitterrand e Chirac sono numerose e abbastanza ben documentate. Nel 2006 in Francia se ne parlò ampiamente in un libro, Sexus Politicus, scritto dai giornalisti Christophe Dubois e Christophe Deloine.

Giscard ebbe la sventura di fare un piccolo incidente d’auto nel centro di Parigi mentre lui stesso era alla guida, accanto a una sua amante, nelle prime ore del mattino di un giorno del 1974. Per i suoi appetiti sessuali Giscard era soprannominato “il coniglio”. La passione per le donne di François Mitterrand non fu un mistero, anche se per vent’anni rimase un segreto ben custodito l’esistenza della figlia Mazarine, nata dalla relazione con Anne Pingeot, conservatrice del museo d’Orsay.

L’esistenza di Mazarine fu rivelata nel 1994 dal settimanale Paris Match, ma il vero scandalo non furono le bugie o l’infedeltà, piuttosto il fatto che Mazarine fosse stata alloggiata e accudita a spese dei contribuenti francesi.

La storia con la Pingeot non fu un caso isolato. Di Mitterrand si disse che aveva un’amicizia intima con la cantante Dalida, ma non ci sono mai state conferme, anche se i due certamente si frequentavano. Un’altra cantante dal fascino ambiguo, Amanda Lear, nel marzo del 2009 ha raccontato al mensile gay Tétu un gustoso episodio: «Arrivo una mattina all’Eliseo e Mitterrand mi apre la porta del suo studio. Non c’era nessun altro. Abbiamo passato un’ora a parlare di Van Gogh, Dalì, la piramide del Louvre, La Cinq, Berlusconi. Poi tutti mi hanno chiesto che cosa avrei fatto se mi fosse saltato addosso. Ho risposto che avrei chiuso gli occhi e pensato alla République».

Si sospetta che Mitterand e il suo successore, Jacques Chirac, abbiano avuto anche un’amante in comune, probabilmente una giornalista. Chirac è stato un gran seduttore fin da quando era sindaco di Parigi (si diceva “tre minuti, doccia compresa” per sottolineare i suoi modi spicci), ma la stampa ha sempre trattato con grande discrezione le sue avventure.

È stata la moglie Bernadette, in un libro intervista del 2001, a fare qualche allusione sulle amanti del marito, da lei definito «un bell’uomo dal successo formidabile». «Mio padre», ha raccontato Bernadette, «mi aveva detto che io sarei stata il suo punto fisso. I fatti gli hanno dato ragione. Mio marito è sempre ritornato al punto fisso». Una frase che lascia intendere lunghe peregrinazioni sentimentali del consorte.

Altre allusioni sulle abitudini di Chirac all’Eliseo sono state fatte da Jean-Claude Laumond, suo autista personale per 25 anni. Lo chauffeur ha raccontato che un’infinità di volte si è sentito chiedere dalla paziente Bernadette: «Ma insomma monsieur Lamond, mio marito dov’è questa sera?». E molti ricordano quando la mattina del 31 agosto 1997 Bernadette Chirac si recò da sola a rendere omaggio alle spoglie della principessa Diana, morta nella notte a Parigi. Il presidente, quella notte, non aveva dormito all’Eliseo e nessuno sapeva dove fosse. Tranne il suo autista, naturalmente.

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VUOI SAPERNE DI PIU’? LEGGI L’ARTICOLO SU “PUTTANOPOLI” DA STORIA IN RETE N° 65

Inserito su www.storiainrete.com il 18 maggio 2011

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