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Citazioni sballate: Franzinelli alle prese con un libro su Evola nella RSI

E’ uscito in libreria un corposo volume di Mimmo Franzinelli, Storia della Repubblica Sociale Italiana 1943-1945, edito da Laterza (€28, pp.640), che, dall’Indice dei nomi, sembra voler approfondire anche la cultura della RSI, un aspetto generalmente trascurato dalle altre opere del genere, più interessate alla politica o alla storia militare che al clima intellettuale di quei tragici 600 giorni. L’autore, infatti, non manca di analizzare, con le inevitabili condanne aprioristiche, l’adesione all’ultimo fascismo di intellettuali di grande levatura come Marinetti, Pound, Gentile e persino il “sulfureo” Julius Evola. Peccato che, a impedirgli di essere obiettivo, come dovrebbe essere sempre uno storico chiamato a descrivere e non a giudicare i fatti analizzati, ci sia l’ineludibile pregiudizio che lo spinge, purtroppo per lui, addirittura a travisare la realtà. Senza voler entrare nel merito del volume, che per ora mi sono limitato a sfogliare, ho notato un dettaglio a proposito di Julius Evola che mi ha incuriosito, e, sapendo che il demonio si annida proprio lì, nei dettagli, ho voluto togliermi un dubbio e controllare le fonti citate, che, sorprendentemente, dicono l’esatto contrario di quanto scritto nel libro!

Siamo a pag. 563, dove, alla nota 110, Franzinelli fa riferimento al libro di Gianfranco de Turris, Julius Evola. Un filosofo in guerra, (Mursia 2017, pp.76-84) opera alla quale, bontà sua, concede l’onore delle armi. Scrive il nostro, infatti che si tratta di: “un testo centrale per la conoscenza delle vicissitudini di Evola nella seconda guerra mondiale, ben documentato”, ma, ahinoi, “redatto secondo canoni aprioristicamente elogiativi, nonché carente nell’interpretazione e nel collegamento delle fonti (ignora ad esempio che a spiare il filosofo, nell’agosto 1943, non fu un agente badogliano, ma lo scrittore futurista Italo Tavolato, vecchio arnese della polizia politica fascista, amico e collaboratore di Evola”). Insomma, questi scrittori non allineati, anche quando fanno dei lavori “ben documentati”, non saranno mai all’altezza dei puri, che tutto sanno e tutto controllano scrupolosamente prima di metterlo nero su bianco…

Ohibò! Conoscendo la precisione di de Turris, mi sono precipitato a controllare la fonte, pronto ad avvisare gli amici di Mursia, e l’Autore, della grave e inescusabile ignoranza di un tale, fondamentale dettaglio. Lascio quindi immaginare la mia sorpresa quando, a pag. 86 (invero, due pagine dopo quelle citate dal Franzinelli, che evidentemente non ha letto tutta l’opera…) trovo, nella nota a piè di pagina il seguente testo, a proposito di una lettera indirizzata a Evola nel dopoguerra da “un amico di Torino”: “Si tratta sicuramente, in base anche a quel che scrive di se stesso, dello scrittore futurista e poi giornalista Italo Tavolato (1889-1963), amico di Julius Evola (…). Tavolato era – ma è difficile che il filosofo lo potesse sapere – anche un informatore della Polizia Politica (con l’incarico di sorvegliarlo?) e di lui parla diffusamente etc.. etc..”.

Insomma, il lupo non perde né il pelo, né il vizio, e, rimanendo in campo zoologico, pur di non riconoscere a quello che ritiene un avversario la serietà di una ricerca condotta con criteri scientifici, sferra il classico calcio dell’asino, colpendo, purtroppo per lui, l’equino sbagliato…

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