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Ecco le carte perdute di Céline, sottratte nel 1944 dai partigiani

Di Adriano Scianca da La Verità del 7 agosto 2021

Lo aveva denunciato mille volte, sia in Da un castello all’altro che in Rigodon, e poi in lettere e interviste: i resistenti francesi avevano sottratto i suoi manoscritti inediti nel 1944 durante il saccheggio del suo appartamento in rue Girardon, a Montmartre. Ma come credere al Louis-Ferdinand Céline del dopoguerra, impoverito e incattivito, impegnato a tempo pieno a coltivare il suo personaggio gonfio di risentimento e vittimismo? Tutti l’avevano presa per una trovata alla Bardamu, il borbottio di un misantropo con manie di persecuzione.

Céline

E invece ora arriva la clamorosa conferma, in quella che è certamente la più incredibile notizia letteraria del XXI secolo: sì, esistono migliaia di pagine di inediti céliniani trafugate durante la liberazione. Sì, sono segretamente state conservate fino a oggi. E promettono di essere esplosive. La storia di questo lascito pazzesco è peraltro romanzesca di suo: l’8 novembre 2019 scompare, a 107 anni, Lucette Destouches, la vedova dello scrittore morto nel 1961. Pochi mesi dopo, il critico teatrale Jean-Pierre Thibaudat consegna all’avvocato specialista in editoria Emmanuel Pierrat un pacco pieno di manoscritti céliniani inediti. Migliaia di pagine, un tesoro inestimabile.

Thibaudat ha lavorato per anni a Libération. Qui, un lettore della storica testata progressista rimasto anonimo gli aveva consegnato anni prima il tesoro, facendosi promettere che nulla sarebbe venuto alla luce prima della morte di Lucette. «Sono di sinistra, non voglio arricchire la vedova di Céline», aveva detto l’uomo, con squisita sensibilità sociale. Promessa mantenuta. Dopo mesi di silenziosa battaglia legale circa la titolarità dei manoscritti, due giorni fa Le Monde ha lanciato la bomba.

Fra i testi ritrovati figurano il manoscritto di 600 fogli di Casse-Pipe, del quale erano state pubblicate solo le poche pagine superstiti sino ad oggi note, un lungo romanzo inedito intitolato Londres, il manoscritto inestimabile di Morte a credito (basti pensare che il manoscritto del Viaggio al temine della notte fu acquistato dallo Stato francese nel 2001 alla cifra record di 1,8 milioni di euro), più decine di altri scritti, documenti e fotografie.

Molto probabilmente, i testi vedranno la luce presso Gallimard. «Una scoperta epocale, dall’enorme valore letterario e che permetterà, una volta pubblicati questi inediti e le centinaia di altri documenti ritrovati, di gettare nuove luci sull’opera céliniana e la sua stesura», commenta Andrea Lombardi, tra i maggiori esperti di Céline in Italia, animatore del primo blog in italiano sullo scrittore francese. Del resto, fa notare Lombardi, Lucette aveva previsto tutto. In una intervista a Philippe Djian nel 1969, mentre parlava dell’uscita dell’ultimo romanzo di Céline, Rigodon, aveva detto: «Gli sono stati sottratti almeno quattro o cinque manoscritti abbozzati, delle opere che erano al quarto o al quinto rimaneggiamento la fine di Casse-Pipe, certamente, questo romanzo doveva essere completamente terminato, penso. Ma un gran numero di questi documenti riapparirà alla mia morte».

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Uno stralcio dell’intervista di Madeleine Chapsal a Louis-Ferdinand Céline (1957) pubblicata su “Il Fatto Quotidiano”

Allora vuol dirci come scrive?

Sono uno stilista… diciamo… un maniaco dello stile… Mi diverto a fare piccole cose… A un uomo si chiede moltissimo, ma lui non può fare molto… Enorme illusione del mondo moderno chiedere a uno d’essere ora un Lavoisier… ora un Pasteur… di far tornare sempre i conti. Uno che trova qualcosina nuova è già tanto… già completamente sfinito! Ne ha per una vita!… Si parla di “messaggi”: mica mando messaggi allagente, io. L’enciclopedia è stracolma di messaggi… niente di più volgare, a chilometri e tonnellate… e via con le filosofie, le visioni del mondo!

Come definirebbe ciò che ha inventato?

Come una musica… una musichetta calata nello stile, e basta. Tutto qui… La trama, perdio, è cosa secondaria… roba da fruttivendola… se non arrivi alla fruttivendola, manco arrivi alle grandi tirature… È questo che interessa al pubblico… che vuole l’automobile, gli alcolici e le ferie… Oggi, mica vai a leggere Balzac per sapere chi è un avaro o un medico condotto. Le trovi nei vostri giornali, nelle riviste, al cinema! E allora a chi importa un libro?… Una volta s’ imparava a vivere, da un libro… Ma che belle trame, ora… pieni i giornali: ce n’è sulle carceri, sui manicomi! Quando i lettori hanno comprato il Voyage hanno comprato una trama, non solo un nuovo stile. Macché! Hanno comprato uno scandalo. Oggi invece chiunque ha facoltà o licenza per scrivere un romanzo… Lettere alla cuginetta, formato gigante ! . . . Uguali dappertutto… né c’è medico o notaio senza il suo bel romanzo nel cassetto! Ciò forse vuol dire che scrivere è un bisogno. Sì, ma per colpa della… lavatrice… La moglie pensa: “Una lavatrice, che funzioni, costa 200.000 franchi…”. Il marito, lui, sa scrivere… articoli qua e là… Lei pensa sempre alla lavatrice… e un bel giorno… davanti alla vetrina fa:”Guarda un po’,è uscito l’ultimo libro della Sagan, se ne parla molto. Lo vendono a cinquecento franchi.

Quant’ è che s’ incassa a copia?

20%?… Ah, 100 franchi a libro?”… Pensa sempre alla famosa lavatrice, lei!… e dice a lui: “Senti, tu non potresti?”… “Oh, io no, lo sai bene”… “Oh, ma sì che lo potresti fare un romanzo come quella lì. Non è così straordinario… io l’ho letto”… Allora, via! ecco che arriva un altro romanzo!… spedito a Gallimard… Ogni anno si zavorra di quattrocento romanzi, Gallimard… li butta nella Senna!… non li legge nessuno!… Il lettore vuol mangiare la verdura ben cotta e presentata… il piatto ben guarnito, con dentro la buona solita pappa! Lei comunque si rivolge ai lettori…

È un artificio… Invece li disprezzo… quel che pensano e che non pensano!… Se ti preoccupi di quel che pensano, stai fresco!… No, non ce n’è bisogno: se legge, bene; se no, peggio per lui!… Il Voyage l’ho scritto per pagarmi un appartamento… semplicemente… Se no, giammai l’avrei pubblicato… Avessi una rendita, non pubblicherei nemmeno adesso… rinuncerei a tutto ‘st’impiccio, e mi riposerei… Tutti parlano di pensione a quarantacinque anni… Ne ho sessantatré, io! Ho un proiettile nella testa e un braccio a pezzi… sono invalido al 75%. Forse basta… Mi son fatto due guerre.

Lei si definisce pacifista?

Contro la guerra da capo ai piedi, io che l’ho fatta… Una cosa diversa, la Francia: tutti sonnambuli prima del ’14, tutti filosofi dopo. Tutti impegolati nella critica con Sartre, Camus: loro credono che sia meglio “pensare”!… Io l’ho visto l’esercito, so cosa dico. Non stavo a correre dietro alla divisione in fuga, come Malraux!… Stavo davanti ai tedeschi, io… per fermarli. Questione di fegato: non è come dire “bellaciao”. Lei crede che tutto finirà con la catastrofe atomica? Non ce n’è bisogno. I cinesi non hanno che da farsi avanti, armi in spalla. Hanno dalla loro l’idra viva, la natalità… Scomparirà, la razza bianca… Il bianco non è un colore, ma un fondotinta! È il giallo, il colore vero.

Dopo il ’14 tutto è degenerato? Che spiegazione dà?

L’alcolismo, prima di tutto…: i milleduecento miliardi in alcolici che si bevono in Francia ogni anno… gran belle spugne!… Le so bene le virtù alcoliche… illusione di potenza… pericolosissima… illusione di forza… Parole e pretese a vanvera… Poi il fumo…: settecento miliardi l’anno. Ti dà sensazioni pseudopoetiche e apparentemente profonde, il fumo… e pure false idee… Io mi fiderei solo di uno che beve acqua… e che non è sempre lì a ruttare e a digerire! Cose che te l’abbrutiscono, l’uomo… Muore, e non ha mai pensato… però ha partecipato!… per cosa, ci si chiede… ma non importa!

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