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Italia coloniale

I veri antifascisti erano colonialisti convinti

Nel 1948 i vincitori della seconda guerra mondiale dovevano ancora decidere sulla sorte dei territori d’oltremare dell’Italia, ormai in amministrazione militare inglese dal 1941.
Giuseppe Brusasca, Sottosegretario dell’Africa Italiana, antifascista e fondatore, dopo l’8 settembre, della la divisione autonoma Patria, al Convegno dei profughi d’Africa tenutosi a Milano l’8 febbraio 1948, così espresse il suo punto di vista sulla questione coloniale italiana:
«Io addito al mondo internazionale il fatto che secondo gli attuali avvenimenti non si può aver più fiducia nella Commissione quadripartita d’inchiesta, perché la vita delle popolazioni dell’Africa è viziata dai fatti di Mogadiscio1 e dalla violenza che sta sorgendo in Africa.
Il nostro compito è quello di discutere e di difendere la civiltà che abbiamo portato in Africa poiché noi non siamo andati in Africa per una speculazione colonialistica, ma recando il nostro lavoro. Se non si continuasse a sobillare2 gli indigeni, noi saremmo da essi preferiti. Siamo stati sconfitti e coperti di calunnie; ma malgrado ciò gli indigeni ci invocano, mentre altrove gli amministratori stranieri tendono ad essere scacciati».

Dichiarazioni simili rilasciate a Genova all’arrivo della prima nave italiana proveniente da Mogadiscio dopo 7 anni, con un carico di banane.
Dello stesso avviso era Ivanoe Bonomi (per chi ha memoria corta ricordiamo che fu presidente del Comitato di Liberazione Nazionale… CLN):
«L’Italia reclama l’amministrazione di tutte le sue tre antiche Colonie che le sono pervenute prima del fascismo.
L’Italia comprende ed accetta il nuovo criterio della Amministrazione fiduciaria. Perciò gli Italiani sarebbero soddisfatti se le antiche Colonie fossero loro affidate in amministrazione finché le popolazioni indigene non saranno in grado di governarsi da sè. Se invece si affiderà l’Amministrazione fiduciaria ad altre Nazioni, non solo si nuocerà allo sviluppo di quelle popolazioni già abituate ai contatti con gli Italiani, ma si recherà una nuova grave offesa all’Italia».

Citiamo ancora Alcide De Gasperi che, stranamente rifacendosi a quella che oggi viene definita “retorica fascista”, parla di espansione demografica:
«Ci si rende già conto delle necessità italiane osservando la posizione geografica e la situazione economica dell’Italia, che ha un eccesso di popolazione su di un territorio troppo ristretto e montuoso. Quando poi si rifletta che non si tratta di decidere se l’Italia debba oggi iniziare una sua attività africana, bensì se convenga che l’Italia sia privata dei benefici e degli utili che ha il diritto di attendere dopo cinquant’anni di vasto e generoso impiego di lavoro, allora quell’opinione diventa ferma convinzione».
Singolare come in pochi anni la posizione italiana sulla sorte delle proprie colonie, professata e dichiarata3 non certo da fascisti ma da noti antifascisti sia stata prima accantonata, poi mistificata ed infine negata per far posto ad una narrazione più che anticoloniale e antifascista banalmente anti-italiana che nulla ha a che fare con le evidenze storiche e l’identità di un popolo intero.

NOTE
1. Brusasca si riferiva al tragico eccidio di Mogadiscio del mese precedente, orchestrato dagli inglesi ai danni degli italiani. Vennero assassinati 54 civili.
2. Infatti le indagini sull’eccidio di gennaio dimostrarono che gli inglesi importarono dal Somaliland e dal Kenia gruppi di somali, quindi non ex “colonizzati” dagli italiani, oltre che neozelandesi e indiani, che infiltrarono nella manifestazione programmata per l’11 gennaio per dimostrare che gli italiani non erano graditi. L’epilogo fu drammatico. Come programmato gli infiltrati aggredirono gli italiani per strada, nei bar, nei negozi scatenando una vera e propria “caccia all’italiano” casa per casa.
3. “Punti di vista sul problema coloniale dell’Italia”, in Affrica – Notiziario dell’associazione fra le imprese italiane d’africa, Anno III, n. 2, 15 febbraio 1948, pag. 56


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