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Il bunga bunga di Pechino. Quando Mao si divertiva…

MAO TSE TUNG«Mao organizzava festini a base di ballo e sesso nella sua residenza insieme a donne vestite da cameriere, segretarie e miliziane. Era un modo per rilassarsi, visto che era molto stressato. Almeno così dicevano i giornali di partito». Sono le parole di Qiu Xiaolong, scrittore cinese che abbiamo incontrato a Milano in occasione della presentazione de La ragazza che danzava per Mao (Marsilio, pp. 368, euro 18).
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di Gianluca Veneziani su “Libero” del 7 maggio 2012
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Il romanzo di Xiaolong, dal 1988 trasferitosi negli Stati Uniti in quanto oppositore del regime comunista, getta una luce nuova, e a tratti grottesca, sul Mao privato. Innanzitutto emerge la figura di un uomo che in pubblico predicava una morale puritana, salvo poi abbandonarsi ai bagordi tra le sue quattro mura.

QIU XIAOLONG - LA RAGAZZA CHE DANZAVA PER MAO«Dopo il 1949, in Cina, il ballo venne condannato e messo al bando perché considerato retaggio di uno stile di vita borghese, ma all’interno della Città Proibita Mao ballava a più non posso. Per quel che riguarda ciò che accadeva dopo la danza, non penso sia il caso di scendere nei particolari». Nel post-ballo il dittatore esibiva infatti le sue doti di grande amatore. «Dopo la prima notte insieme, una delle sue concubine aveva detto che “il Presidente Mao è grande – in tutto”. Poteva significare moltissime cose. Ma dato il contesto, poteva voler dire soltanto una cosa».

Il Grande Timoniere, insomma, era superdotato; ciò non gli impediva di essere al contempo un raffinato poeta erotico. Alcune sue composizioni in versi sono esplicite metafore sessuali. Si legga questa: «Nel tramonto si scorge un pino possente. E il Cielo ha creato la Grotta degli Immortali». Facile intuire cosa indicasse il pino e cosa invece la grotta. Non sempre, però, la poesia raggiungeva i suoi scopi afrodisiaci durante l’amplesso. «Mao aveva continuato a recitare le sue poesie a mo’ di stimolo sessuale, per attirare la donna tra le sue braccia, ma aveva fallito». Chissà che non fosse colpa della «sua malsana avversione nei confronti della pulizia dei denti».

L’immagine del dittatore amante si scontra con quella di Mao marito pessimo. «Sarebbe bene», avverte Xiaolong, «ricordare un aspetto rimosso da tutta la storiografia ufficiale: Mao era bigamo, sposato in contemporanea con due donne. Entrambe fecero una brutta fine: la prima, Kaihui, venne arrestata e poi giustiziata dai nazionalisti, senza che il marito facesse nulla per salvarla. La seconda, Zizhen, venne fatta ricoverare in un manicomio di Mosca, mentre il leader comunista già se la spassava con un’altra donna».

Proprio quest’ultima, ribattezzata Madame Mao, fu l’unica in grado di contenere gli appetiti sessuali del marito, sorvegliando sulla sua fedeltà in modo così occhiuto da chiedere l’eliminazione fisica delle rivali. «Molte donne», racconta Xiaolong, «vennero uccise durante il regime non perché oppositori politici o menti sovversive, ma perché corpi voluttuosi desiderati da Mao. Ciò che non potè la Rivoluzione Culturale, potè la gelosia di Madame Mao». Fin qui le donne. Ma nel libro dello scrittore cinese emergono anche altri aspetti bizzarri dell’uomo Mao, vittima di manie, tic e complessi di grandezza.

«Di notte Mao soffriva di insonnia, angosciato dal timore paranoico che i “compagni capitalisti” potessero usurpare il suo potere». Un altro vezzo il Presidente lo esprimeva non in camera da letto ma nel bagno. «Sono stato di persona», ci dice Xiaolong, «nella residenza di Mao e ho notato che il dittatore, per i suoi bisogni, utilizzava al posto del water un catino di porcellana sul quale si accucciava. Era un’abitudine contratta nelle regioni contadine, dalle quali proveniva». Detto questo risulta difficile capire come possa esserci oggi in Cina un revival della figura di Mao. «Qualcuno», rivela Xiaolong, «legge ancora le sue poesie, compra il suo Libretto Rosso o addirittura lo rimpiange come statista politico.

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Di questa operazione nostalgia sono vittime soprattutto i giovani cinesi, che non hanno vissuto l’orrore della Rivoluzione Culturale. Altrimenti faticherebbero a rimpiangerlo». Più facile è invece comprendere perché il libro di Xiaolong in Cina oggi sia censurato. «La ragazza che danzava per Mao viene venduto nel mio Paese, ma con dei cambiamenti significativi nella traduzione. Ad esempio, non compare mai l’espressione “Rivoluzione Culturale” e la città di Shangai diventa una fantomatica città H».

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Inserito su www.storiainrete.com il 10 maggio 2012

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