HomeIn primo pianoM.G. Maglie: "In USA decapitano Colombo e l'Italia sta zitta"

M.G. Maglie: "In USA decapitano Colombo e l'Italia sta zitta"

 Se ce l’avessimo un governo in Italia degno di questo nome, un Presidente della Repubblica che è vivo e si fa sentire, un presidente del Consiglio che non sia un ologramma, un ministro degli Esteri che abbia idea di cosa sia il resto del mondo fuori dalla Sicilia… Se così fosse, se esistesse un po’ di orgoglio per la storia nostra, oggi un po’ di casino si farebbe contro gli animali che in nome di un anti razzismo che è ormai diventato il vero terrorismo razzista, attaccano e distruggono con Cristoforo Colombo noi italiani tutti, quelli d’America assieme a noi.

di Maria Giovanna Maglie da Dagospia del 31 agosto 2017
Oggi è toccato a Los Angeles, seconda città del paese, di abolire il Columbus Day, che è sempre stato anche il giorno degli italoamericani, per sostituirlo con un Giorno del Popolo Indigeno che solo a dirlo fa venire da piangere, a parte la considerazione elementare che per fare un giorno dedicato a qualcuno non devi necessariamente scalzarne un altro, ce ne sono 365 di giorni in un anno.
Più avanti vi farò l’elenco di tutti gli scempi, gli sfregi, le distruzioni di statue e monumenti intitolati a Cristoforo Colombo ormai in atto nel con furia di venuta persino superiore a quella contro i simboli dei confederati.
Quel demente del sindaco di New York, Bill De Blasio, che per farsi propaganda durante la campagna elettorale veniva a riscoprire le sue radici italiane, ha pure messo su una commissione che nel giro di 90 giorni deciderà cosa fare di monumenti che “ispirano ricordo dell’odio razziale”.
Si potrebbe prenderla a ridere, pensando a quante cose, strade, piazze, palazzi, in tutto il Paese sono intitolati a Colombo, e la statua che sta a New York a Columbus Circle gliel’ha regalata il governo italiano, non fosse che chiunque sia dotato di un minimo di buon senso si domanda “what’s next”, che cosa viene dopo questa furia distruttiva della storia e del senso della storia.
A questi animali è del tutto inutile citare storici importanti americani come Libby O’ Connell, che anche in queste ore hanno il fegato di dire che “senza Cristoforo Colombo, l’Europa non avrebbe mai contribuito a scoprire e fondare la civiltà americana”.
Del tutto inutile citare un grande della poesia americana, Walt Whitman, che celebrò Cristoforo Colombo in una famosa lirica, Prayer of Columbus, scritta con lettere d’oro sul muro di marmo della stazione della metro del Navy Memorial di Washington: ” Ancora una parola al mio canto, antico Scopritore, quale mai venne rinviata a figlio della terra – se ancora odi, odimi, mentre proclamo come ora – terre, stirpi, arti, evviva per te, lungo l’interminabile sentiero che rimonta sino a te – un vasto consenso da nord a sud, da est a ovest, applausi dell’anima! acclamazioni! echi reverenziali! Un molteplice, immenso ricordo di te! oceani e terre! Il mondo moderno per te, nel pensiero di te! ”.
Aspettate che le scoprano quelle frasi scritte a Washington, e le distruggeranno, salvo poi mettere sotto accusa anche Whitman, tanto non lo hanno mai letto, non sanno neanche chi sia.
Il movimento dei distruttori è tutto politico, per intero ispirato dal Partito Democratico, e se ora gli sta prendendo la mano, se qualcuno comincia a preoccuparsi, se vecchi leader come Nancy Pelosi si decidono a condannare senza esitazioni gli Antifa, cioè a dire le stesse cose che disse a caldo dopo Charlottesville il presidente Trump, e per le quali cose è stato linciato dei media per settimane, tuttavia potrebbe essere tardi, e a troppi sembra conveniente cavalcare l’antirazzismo di professione che gli otto anni del presidente Barack Obama hanno portato alla ribalta e reso dominante.
Black lives matter, sono quelle bianche ad essere in difficoltà, a partire dal contributo alla storia, e su riviste di sinistra come Salon si disserta serenamente sulla necessità di cambiare le frasi se non tutto l’Inno nazionale.
What’s next? Se applichi il criterio retroattivo all’analisi della storia, l’intera storia d’America è da distruggere, e ci stanno arrivando a dirlo, che Abramo Lincoln piuttosto che Thomas Jefferson e George Washington, insomma i presidenti del Monte Rushmore, siccome avevano schiavi e con le schiave figliavano, sono personaggi indegni.
Si addestrano perciò antirazzisti scalatori e scalpellatori, noi per non essere da meno butteremo giù il Colosseo, simbolo orrendo della persecuzione dei cristiani.
Qualche dato sull’estate creativa dei distruttori. A Yonkers, città-sobborgo di 200 mila abitanti appena a nord di New York, lungo il fiume Hudson, hanno tagliato la testa a un busto in gesso nel Columbus Memorial Park.
È solo l’ultimo episodio, perché l’eroico navigatore genovese è stato trascinato di peso e con risalto da protagonista nella guerra delle statue degli Stati Uniti, infilato nel movimento contro il suprematismo bianco, che era cominciato con i monumenti di generali e soldati confederati nel Sud degli Stati Uniti, ma non per caso – perché c’è una regia sapiente – si è esteso in tutti gli Stati Uniti, prendendo di mira i cosiddetti«simboli d’odio e di divisione razziale» e finendo per coinvolgere anche il trasvolatore Italo Balbo.
Lo slogan dominante è “Colombo non ha scoperto l’America, l’ha invasa”, la pensano evidentemente così anche la presidente del consiglio comunale Melissa Mark-Viverito e il sindaco italoamericano Bill De Blasio, che ha inserito la statua fra i monumenti che dovranno essere valutati in novanta giorni — e con «standard universali», ha precisato il primo cittadino — da un’apposita commissione, che deciderà quali monumenti suggeriscono «odio, divisione, razzismo, antisemitismo o qualsiasi altro messaggio che sia contrario ai valori della città», e per questo andranno rimossi.
Intanto, per portarsi avanti con i lavori, a Baltimora, in Maryland, una statua di Colombo eretta nel 1792 è stata distrutta a martellate. A Detroit, in Michigan, i manifestanti contro il suprematismo bianco hanno avvolto il monumento del 1910 all’esploratore in un drappo nero che, con l’ausilio di un pugno del black power, chiedeva: «Reclamiamo la nostra storia».
A Houston, in Texas, una statua donata alla città dalla comunità italoamericana nel 1992, nel cinquecentenario della scoperta delle Americhe, è stata imbrattata di vernice rosso sangue. A Oberlin, in Ohio, il consiglio comunale ha approvato una risoluzione che abolisce il Columbus Day – il secondo lunedì d’ottobre, quest’anno il 9, festa nazionale negli Stati Uniti – sostituendolo con l’Indigenous People Day, la festa delle popolazioni indigene. Statue di Colombo sono sotto accusa in attesa di giudizio anche a Lancaster (Pennsylvania), a Columbus (Ohio) e a San Jose (California).
Qualcuno che usa il cervello ancora c’è, per esempio Robert Kuttner, direttore della rivista della sinistra americana American Prospect, scrive che «rimuovere le statue di Washington, Jefferson o Colombo servirà a curare le ferite della storia o sarà carne fresca in mano a tutti i Bannon?».
La sua visione è naturalmente ideologica e di parte perché l’idea di poter curare le ferite della storia è quantomeno velleitaria; il punto pero’ è che il giornalista si chiede giustificatamente se non siano queste iniziative destinate a far guadagnare consensi ai conservatori, ai movimenti di difesa dei bianchi, ai cristiani integralisti, insomma coloro che potrebbero trarre linfa dalla lettura della rivista Breitbart e del suo ideologo elettivo, Steve Bannon, allontanato dalla Casa Bianca di Trump, e tornato a fare quello che fa meglio, il grande agitatore.
Ma forse più banalmente tanta furia iconoclasta spacciata per programma di opposizione farà guadagnare giustamente punti al presidente degli Stati Uniti al suo programma, e non basteranno le campagne massicce dei principali giornali e tv contro di lui. Perché un’altra cosa da chiarire è se tanta furia iconoclasta rappresenti la maggioranza dei cittadini oppure no, e dunque se la piaggeria di sindaci e governatori e congressisti democratici non sia destinata a essere punita al voto.
Intanto il consiglio comunale di Los Angeles 14 a 1 ha eroicamente ha deciso che il secondo lunedì di ottobre non è più il giorno di Cristoforo Colombo ma il Giorno del Popolo indigeno, e tranquilli, continuerà ad essere un giorno di ferie pagate per gli impiegati della città. Tutti contenti i consiglieri, convinti di rifare la storia e uno di loro, Mitch O’Farrell, ha twittato sulla necessità di riportare una giustizia riparatrice contro gli orrori commessi da Colombo.
Di più, i losangelini hanno ribadito che il loro è un messaggio preciso a Washington perché si decida a smettere di onorare una figura responsabile di tali sofferenze ancora percepite sulla pelle degli indigeni.
Tra di loro c’è anche un italiano di prima generazione, John Buscaino, ma il poveretto si è limitato a votare è il coraggioso uno, e a ringraziare il cielo che non lo abbiano linciato sulla pubblica piazza. D’altra parte non festeggiano più il Columbus Day, festa federale stabilita nel 1937, già a San Francisco, in Alaska, a Seattle, in Vermont.
Che accadrà con la città di Columbus in Ohio, con il Distretto di Colombia, con centinaia di città,scuole, piazze? E non mi rispondete che l’Italia c’entra solo indirettamente perché hanno anche deciso di togliere a Filadelfia la statua del sindaco Frank Rizzo, perché era un “fascista”.
“You can’t change history, but you can learn from it,” non potete cambiare la storia, potete imparare dalla storia. ”Sad to see the history and culture of our great country being ripped apart with the removal of our beautiful statues and monuments,” è triste vedere che la storia e la cultura del nostro grande Paese vengono fatti a pezzi rimuovendo le nostre belle statue e monumenti .
”The beauty that is being taken out of our cities, towns and parks will be greatly missed and never able to be comparably replaced!” la bellezza che ora viene sottratta alle nostre città ai parchi e ai paesi sarà rimpianta profondamente e non sarà più possibile rimpiazzarla “.
Chi l’ha detto? Di chi sono questi terribili tweet razzisti? Di Donald Trump, che domande. God save the president.

Guerra a Colombo in Usa, decapitata statua a New York

Atti di vandalismo in tutto il Paese. Proteste dall’Italia

Cristoforo Colombo vittima di una furia iconoclasta senza precedenti negli Stati Uniti. Una furia che rischia di creare una frattura profonda con la comunità italo-americana e di avere conseguenze persino sul piano diplomatico. Con la Farnesina che segue da vicino la vicenda e le città di Genova e Savona che difendono la figura di Colombo definita “simbolo per gli italiani in America e patrimonio dell’umanità”.
Gli episodi di vandalismo oramai non si contano. Il più clamoroso in un parco di Yonkres, sobborgo a nord di New York, dove un busto in bronzo del navigatore più famoso della storia è stato letteralmente decapitato. Poche ore dopo, sempre a New York, nel Queens, un’altra statua che commemora l’uomo che ha scoperto l’America è stata riempita di scritte: “Non si può celebrare il genocidio. Buttiamola giù”, si legge con riferimento allo sterminio dei nativi americani. Nei giorni scorsi ad essere presa di mira in un parco di Houston (prima dell’arrivo dell’uragano Harvey) era stato un monumento a Colombo imbrattato di vernice color rosso sangue
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