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Per fatto personale: il Fatto Quotidiano spara fesserie. E si becca una querela

Il 13 ottobre scorso è uscito sul “Fatto quotidiano” un articolo intitolato nientemeno che “Apologia del Duce e degli squadristi: due editori fascisti al Salone di Torino” a firma di Massimo Novelli. Vi si attaccavano le case editrici Eclettica e Idrovolante (guarda caso ho collaborato con tutte e due) presenti al Salone del Libro di Torino. Roba da regime totalitario, o da caccia alle streghe, come pure è stato scritto. Bene fa l’amico ed editore Alessandro Amorese (Eclettica) a querelare. Quello che qui mi interessa è l’esser stato chiamato in causa come autore di un saggio che, secondo Novelli, esalta: “…gli squadristi neri del Ventennio: ecco Squadristi 1919- 1923. La morte a grinta dura (Novelli non lo sa, ma La morte a grinta dura è il titolo, e Squadristi 1919- 1923 il sottotitolo, NdA) di Pierluigi Romeo di Colloredo, biografo del maresciallo nazista Kesselring e presidente di Aristocrazia Europea. Il suddetto Romeo, nel settembre 2020 ricordava ad Affariìitaliani [sic, lo scrive così] l’amico Roberto Jonghi Lavarini, il cosiddetto Barone Nero, “senza il quale Aristocrazia Europea non sarebbe la realtà attiva e operante che è”.”

Come ha scritto il mio legale, visto che il quotidiano di Travaglio non si è sognato di pubblicare: “A tale articolo, infatti, è stato dato un taglio altamente denigratorio e lesivo dell’onorabilità del mio assistito, soprattutto alla luce degli ultimi accadimenti italiani: da tale articolo, infatti, emerge una visione totalmente distorta del prof. Colloredo, dipingendo lo stesso quasi come un soggetto dedito all’esaltazione del nazifascismo; tale delineazione è del tutto falsa, fuorviante ed avulsa dalla realtà dei fatti. Falso, infatti, risulta essere che il libro citato sia un’esaltazione dello squadrismo fascista: se si avesse avuto l’accortezza di leggere il suddetto libro prima di citarlo, si sarebbe immediatamente notata l’assoluta imparzialità dell’Autore il quale, da ottimo e preparato Storico qual è, ha obiettivamente indicato tutto ciò che di positivo e negativo vi è stato in quel determinato periodo storico; nello specifico, il prof. Colloredo nel suddetto libro ha ben evidenziato e ricordato gli orrori, le violenze ed i crimini commessi dagli squadristi, così adempiendo al compito precipuo di ogni Storico degno di essere definito tale. Quindi nessuna esaltazione dell’attività squadrista vi è stata, né mai vi sarà. Per ciò che concerne la biografia del maresciallo Kesselring vale lo stesso discorso: trattasi della biografia di un soggetto che, pur legato ad avvenimenti tragici per l’Italia, era prima di tutto un militare, e come tale oggetto di studio da parte del prof. Colloredo, che ha al suo attivo numerose pubblicazioni di storia militare. Passando infine alla faziosa e capziosa citazione in riferimento al Jonghi Lavarini, preciso che la stessa risale al 2020; attualmente il prof. Colloredo non è più Presidente dell’associazione Aristocrazia Europea da molti mesi, in quanto lo stesso ha avuto modo di verificare concretamente come la stessa fosse ben distante dai suoi ideali e che, invece, la gestione di Aristocrazia Europea era decisamente e totalmente distorta ed esecrabile: tale scoperta lo ha portato ad allontanarsene mantenendo solo rapporti formali per la parte culturale”.

Evidentemente il suddetto Novelli vorrebbe che si continuasse ad ammannire al colto ed all’inclita la favoletta scema delle squadracce nere formate da assassini e delinquenti che massacravano avversari inermi. E no, Novelli mio, io ho scritto un libro di storia serio in cui si parla delle stragi compiute da entrambe le parti, e di cui nel massimo numero dei casi le violenze squadriste, a volte atroci e stupide come nel massacro di Roccastrada in cui vennero assassinati cittadini inermi per reazione ad un agguato, erano appunto questo: rappresaglie. Come a Foiano della Chiana, dopo la strage di fascisti, o come gli operai ammazzati a freddo dopo il carnaio di Sarzana. E ho ricordato anche come ad una vittima degli squadristi a Bolzano il fanatico pangermanista Innerhofer, le SS abbiano dedicata una loro Standarte. Ma siccome sono serio, ricordo anche le centinaia di vittime della violenza dell’altra parte. Anche militari e carabinieri, come ad Empoli.

Caro Novelli, legga i libri prima di sparare sentenze. E poi sì, in parte è vero che abbia scritto la biografia del maresciallo nazista Kesselring; prescindendo che in italiano si scrive Maresciallo per distinguere il più alto grado militare dal grado da sottufficiale, ho scritto sì la biografia di Kesselring, ma non del nazista, ché Novelli, forse più uso alla poesiola di Calamandrei che non alla storia militare, non sa evidentemente come Kesselring non fu mai un nazista: un lavoro, il mio, che ha vinto il premio Nettunia 1944 per la storiografia sulla Campagna d’Italia, dedicato al ruolo militare dell’uomo che ha comandato la 2. Luftflotte nella Blitzkrieg e nella battaglia d’Inghilterra, le forze tedesche nel Mediterraneo e in Sicilia, e poi fu colui che fermò due armate alleate superiori in uomini e mezzi durante i lunghi mesi della Campagna d’Italia, con battaglie dai nomi di Salerno, Ortona, Cassino, Anzio e Nettuno, Coriano, Rimini, la linea Gotica. E prima di suscitare le indignate proteste dei politicamente corretti, parlo anche delle stragi naziste, dalle Ardeatine a S. Anna di Stazzema, Vinca, S. Terenzo Monti Monte S. Giulia, Marzabotto, per citarne solo alcune. Insomma, fu un protagonista assoluto della Seconda Guerra Mondiale, che nel 1945 comandava l’intero esercito tedesco nel settore occidentale. Del resto, mi sono occupato della campagna d’Italia scrivendo sulle battaglie di Cassino, sul Corpo di Spedizione Francese in Italia, e sulla strategia di Kesselring stesso nella campagna 1943-‘45. Ho dedicato monografie alla Campagna italo- francese del 1940, a quella del Nord Africa 1940- 41, dalla difesa dell’Africa Orientale Italiana, all’occupazione italiana dei Balcani, alla Campagna di Russia, senza scadere né nella retorica patriottarda né nella denigrazione antimilitarista e antinazionale, basandomi sempre su documenti d’archivio e diari storici delle unità: quindi non è un Novelli che mi debba venire a dire cosa o di chi scrivere!

Infine, ma che cosa diamine interessa, al suddetto Novelli di quello che dicevo di Jonghi Lavarini (che barone non è)? Io mi sono dimesso da Presidente di Aristocrazia Europea proprio perché avevo le tasche piene degli atteggiamenti e del comportamento del dottor Jonghi, ma non devo risponderne a nessuno, nemmeno ad un Vishinskij in sedicesimo.

Ah. L’articolo è stato ripreso anche da Rolling Stones. Come diceva Marx, quando la storia si ripete diventa farsa. Dopo Marx, citerò Ugo Tognazzi, che invocava il diritto alla cazzata. Basta non esagerarne, però.

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