HomeIn primo pianoI rimpatriati italiani dalla Libia ricordano i 40 anni dall'esilio

I rimpatriati italiani dalla Libia ricordano i 40 anni dall’esilio

I Rimpatriati dalla Libia hanno celebrato domenica 10 ottobre presso il Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle a Bracciano, il quarantesimo anniversario del loro rientro in Italia, avvenuto nel 1970 a seguito della confisca di tutte le loro proprietà ad opera di Gheddafi. Il giorno del 7 ottobre è stato sempre celebrato dalla Libia come “giornata della vendetta” in ricordo di quella espulsione. Dopo la firma del trattato del 30 agosto 2008 tra Berlusconi e Gheddafi la ricorrenza è stata sostituita dalla “giornata dell’amicizia”.

Per questo il Congresso dei Rimpatriati cade a ridosso di una data così significativa, anche se è stato improntato all’insegna dell’elaborazione del lutto, con l’aiuto dello psichiatra Alessandro Meluzzi che ha ripercorso le tappe del lungo viaggio dal risentimento alla pacificazione; risentimento non certo verso il popolo libico ma verso i vari governi italiani che non hanno mai dato la dovuta attenzione a precisi diritti e ad altrettanto indispensabili riconoscimenti morali, con una propensione via via crescente nel soddisfare ogni richiesta del leader libico.

La manifestazione beneficia del Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. La Camera dei Deputati è stata rappresentata dagli onorevoli Luisa Capitanio Santolini e Marco Marsilio. In qualità di moderatore, il giornalista Gerardo Pelosi.

“Siamo ancora uniti a dispetto delle tante vicende che hanno caratterizzato il nostro lungo esilio – spiega Giovanna Ortu, Presidente dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia -. Superate le difficoltà del reinserimento, abbiamo lottato per il riconoscimento dei nostri diritti, per ridare dignità ai nostri defunti sepolti ad Hammangi, per poter tornare a rivedere il Paese dove vivono tanti dei nostri vecchi amici che abbiamo ritrovato. Ma proprio il Trattato italo-libico del 2008, che ha segnato una svolta nelle relazioni bilaterali – conclude la Ortu -, sembra averci definitivamente sacrificato; infatti, il ritardo nella corresponsione di quel men che simbolico indennizzo per i beni confiscati, inserito nella legge di ratifica, rappresenta una inaccettabile ferita al nostro diritto e soprattutto alla nostra dignità.”

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Per saperne di più leggi gli articoli su Storia in Rete n° 35

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Inserito su www.storiainrete.com l’11 settembre 2010


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