HomeRisorgimentoRoma, cerimonia per Andrea Aguyar, "il negro di Garibaldi"

Roma, cerimonia per Andrea Aguyar, “il negro di Garibaldi”

Il Comune di Roma, nel 165° della morte, ha aggiornato la toponomastica della scalinata che ricorda Andrea il Moro, a Monteverde tra via Saffi e via Poerio, rendendola con il nome e cognome completo del Caduto, Andrés Aguyar, e ricordandolo in una targa come afro-uruguaiano «luogotenente di Garibaldi». La scalinata, inaugurata nel 1935, venne dedicata al trentenne caduto al fianco di Garibaldi per la Repubblica Romana il 30 giugno del 1849, con le tipiche italianizzazioni d’epoca: “Scalinata Andrea il Moro”. Era l’unico garibaldino di colore già figlio di schiavi nel suo paese e poi nella Legione del Generale che aveva seguito nel ’48 in Italia. Alla cerimonia presenti gli ambasciatori uruguaiani Breccia e Ramada.

Aguyar era l’ombra di Garibaldi e lo salvò in varie occasioni. Grande e maestoso si aggirava con la camicia e il poncho rossi, un cappello grigio, la piuma bianca, le donne di Trastevere lo ammiravano («occhi neri di malizia e denti bianchi di allegria» secondo lo scrittore colombiano German Arciniegas), prendeva al lazo i nemici a cavallo. Una granata francese lo colpì in via Garibaldi di fronte al Monastero dei Sette dolori, spirò nell’ospedaletto di Santa Maria della Scala poco più che trentenne a fianco di altri morenti come Luciano Manara e Goffredo Mameli. Non è chiaro se il vicolo omonimo di Trastevere abbia preso il nome da lui o da un caffè con un’insegna coloniale di fine ‘800.

Alcuni garibaldini come Vecchi e Hofstetter ricordarono l’impressione che provocava Aguyar nel campo di battaglia: «C’era una voce che correva tra quei superstiziosi soldati, che quel negro enorme tutto vestito di rosso, che caricava come se nessuno potesse ferirlo – la lancia in una mano e il coltello nell’altra – come un essere invulnerabile, fosse l’incarnazione del demonio». All’epoca venne detto “il negro di Garibaldi”, ovviamente senza alcun accenno dispregiativo.

La granata che lo uccise è conservata al Museo garibaldino in Campidoglio. Il suo corpo giace nel Museo garibaldino del Gianicolo dove – è stato ricordato – andrà messo un busto che manca, il suo.  

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