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L'Insolita Storia

Francia: dal gotico flamboyant al gotico “flambé”

Il gotico flamboyant, fiammeggiante, è l’ultima incarnazione dell’architettura gotica francese che in questa variante si protrae in Francia fino al XVI secolo. Lo stile gotico flamboyant segue la fase rayonnant, raggiante, in cui gli elementi strutturali si erano fatti via via più sottili ampliando lo spazio per finestre e rosoni e dando maggior rilevanza agli elementi decorativi. Con il flamboyant il ruolo delle decorazioni si fa prevalente e annulla nell’architettura francese quella supposta austerità che viene inevitabilmente associata allo stile gotico. Nel flamboyant la leggerezza acuminata del gotico diviene sempre più sinuosa e le decorazioni paiono assumere la forma di fiamme, secondo la felice definizione che ne diede l’artista francese Eustache-Hyacinthe Langlois nel XIX secolo.

La facciata in stile flamboyant de l’Abbazia della Trinità a Vendôme (via Commons)

Dal flamboyant al flambé: fin troppo ovvio calembour quando dalla cronaca arriva l’ennesimo caso di chiesa francese che finisce tra le fiamme. Fiammeggiante non è più un termine figurato, l’immagine ideale ispirata dalla finezza delle decorazioni, ma è l’effetto reale dell’incendio che si propaga nella povera chiesa di turno.

Ma la notizia, il fatto di cronaca in sé, la natura stessa dell’incendio accidentale o vandalico, finisce col passare in secondo piano proprio per la potenza evocativa dell’immagine. La spettacolarizzazione è inevitabile con le immagini che si propagano tra stampa e social network.

La chiesa di turno è flambé non solo per il banale gioco di parole. Ma finisce flambé, come quelle ricette che prevedono la fiammata d’alcool come presentazione finale del piatto. La coreografia e la spettacolarità prendono il sopravvento sia nella ricetta che nella trattazione della notizia di una chiesa a fuoco.

E il dibatitto, già polarizzato, s’infiamma anche lui.

L’incendio ad Avesnes-sur-Helpe

Proprio come è accaduto dopo l’ultima chiesa flambé, l’imponente struttura neogotica di Saint-Pierre-Saint-Paul a Lille il 3 maggio. In Francia è il quarto incendio in un mese, dopo quello del 5 aprile Saint-Nicolas ad Avesnes-sur-Helpe, Alta Francia, quello del 12 aprile a Bouy, piccolo comune del Grand Est, e quello del 17 aprile a Saint-Pierre a Romilly-la-Puthenaye. Il quinto considerando tutto il 2021: la sera del 25 gennaio a Saint-Paul, Montpellier, erano stati bruciati alcuni messali su una tavolo della chiesa, praticamente senza ulteriori danni. Ma la presenza di “scritte ingiuriose” aveva fatto avere al caso una certa rilevanza.

Degli incendi di aprile solo il primo è stato doloso, quello ad Avesnes-sur-Helpe, mentre gli altri sono tutti accidentali. Un incendio, quello di Saint-Nicolas ad Avesnes-sur-Helpe, che pur non avendo prodotto “immagini spettacolari” aveva colpito l’opinione pubblica, meritando anche la visita del ministro dell’interno francese Gérald Darmanin. Originario proprio del Dipartimento del Nord dove si trova Avesnes-sur-Helpe il ministro si era recato sia nella chiesa martire che nella locale stazione dei pompieri dando ulteriore visibilità “politica” all’accaduto.

Il trittico dell’Assunzione di Louis Joseph Watteau, 1740, distrutto nell’incendio

Se i danni a Saint-Nicolas sono stati limitati dal punto di vista strutturale, con la caduta solo di qualche pietra, rimangono gravi quelli dal punto di vista storico e artistico. Saint-Nicolas è un edificio storico risalente al XIII secolo e iscritta dal 1913 nel registro francese dei monumenti storici. Distrutti nell’incendio tre dipinti di Louis Joseph Watteau (1731 – 1798), meglio noto come Watteau di Lille, che componevano il trittico dell’Assunzione risalente al 1740, che adornavano la cappella della Vergine, assieme alla relativa boiserie.

Più che la relativa fama dell’artista il trittico di Saint-Nicolas era opera significativa perché rappresentava un’opera di quell’ultima fase dell’arte sacra francese prima della cesura della Rivoluzione.

Gli interni distrutti di Saint-Nicolas (via LCI)

L’incendio di Saint-Nicolas ha origine probabilmente dolosa, con il fermo di un uomo con precedenti per reati comuni e forse problemi psicologici. Ma è da sottolineare come Le Figaro, più diffuso quotidiano di Francia, si permetta anche di specificare che il piromane non sarebbe francese: «Le suspect [..] est “un homme de presque 60 ans, de nationalité étrangere». Un dettaglio irrilevante che compare solo su Le Figaro, ma che rappresenta indiretta testimonianza di come il dibattito si stia infiammando in Francia in vista delle prossime presidenziali. Inoltre l’incendio è avvenuto il 5 aprile, all’indomani della domenica di Pasqua. Una pura causalità in assenza di rivendicazioni, ma che certamente consente un facile accostamento a chi vuole leggere l’azione in chiave anticristiana, come il caso di gennaio di Montpellier.

L’incendio a Bouy

A una settimana da Saint-Nicolas, l’incendio nella chiesa di Saint-Hilaire a Bouy, il 12 aprile, è stato classificato come accidentale, originato da lavori di diserbo termico effettuati nella vicinanza della chiesa. Una ramoscello incandescente sarebbe volato sul tetto di una navata, con danni limitati. Danni limitati e assenza di immagini dell’incendio che hanno fatto rimanere la notizia nell’orbita locale.

I pompieri sulla navata di Saint-Hilaire a Bouy. Il giardino ben tenuto sarebbe la causa dell’incendio (via L’Union)

L’incendio a Romilly-la-Puthenaye

Cinque giorni dopo è la volta di Saint-Pierre, Romilly-la-Puthenaye, di cui restano solo i muri perimetrali dopo un incendio causato da un problema elettrico che si è propagato dalla facciata. L’origine dell’incendio sarebbe in un problema elettrico legato a una funzione il giorno prima. Per il lockdown era da un anno che non venivano messi in funzione né l’impianto di riscaldamento elettrico, né gli attuatori delle campane, a quanto riferisce La Tribune de l’Art. Quello delle campagne sulla piccola guglia sopra facciata sarebbe l’ipotese più plausibile, spiegando perché l’incendio si sia propagato proprio dal fronte della chiesa. Di solite le statistiche degli incendi ai quadri elettrici nelle chiese francesi vedono propagarsi a partire dalla sagrestia (proprio come l’ultimo Saint-Pierre-Saint-Paul a Lille).

La chiesa di Saint-Pierre in fiamme (via Twitter @ChMerchadou)

Insomma, già i primi di aprile in Francia c’erano già tutte le carte in tavola per infiammare il dibattito. Anche perché per gli incendi accidentali come quello di Saint-Pierre si possono fare le stesse considerazioni in merito all’assenza di tutela e manutenzione che causano demolizioni e vandalismi. Mancando tutela e manutenzione diventa facile l’azione dei piromani, e soprattutto si creano quei problemi “strutturali” che portano comuni e diocesi a far demolire le chiese e di cui ci siamo occupati nel capitolo 8 di Iconoclastia. Se da un lato occorre identificare chiaramente l’origine di un incendio, allo stesso modo il fenomeno della fragilità delle chiese francesi va studiato nella sua interezza.

L’incendio a Lille

Certo, occorre ripetere le solite premesse che i piromani specializzati in luoghi monumentali e di culto ci sono sempre stati (citiamo anche stavolta il Tempio di Diana ad Efeso), così come gli incendi accidentali di chiese nella storia di Francia. Ma a studiare le cronache locali francesi quelli che fino a qualche anno fa erano eventi eccezionali, uno o due casi l’anno, negli ultimi cinque anni sembrano sfociare nella routine di almeno una dozzina di casi l’anno (cfr. Iconoclastia, capitolo 9 e appendici).

Saint-Pierre-Saint-Paul, Lille (via La Voix du Nord)

Inevitabile che in un mese “caldo” per le chiese francesi come questo aprile al quarto incendio in meno di trenta giorni, Saint-Pierre-Saint-Paul a Lille, divampi il cortocircuito mediatico e politico. Con in Francia i politici della destra che iniziano a invocare “inchieste serie” (enquête sérieuse) sugli incendi delle chiese in Francia. A farlo sono sia Florian Philippot, presidente de Les Patriotes, partito da lui fondato dopo l’uscita dal Front National. Che Sébastien Chenu, portavoce a livello nazionale del Rassemblement national, nuova denominazione del Front national della Le Pen.

Se Philippot rappresenta l’area più sovranista della destra francese, Chenu è invece uno dei nuovi volti del partito di Marine Le Pen. Chenu ha una lunga esperienza politica (provenendo dall’Union pour un mouvement populaire e dalle sue precedenti incarnazioni Démocratie libérale e Parti républicain), è stato capo aggiunto di gabinetto quando Christine Lagarde fu ministro del commercio nel governo Villepin, infine è omosessuale dichiarato, avendo fondato anche l’associazione LGBT GayLib ai tempi della sua militanza nell’UMP. Non esattamente il prototipo del cattolico vandeano ossessionato dal cristianesimo francese insomma.

Richiedere un’inchiesta seria è presa di posizione legittima. Quasi ovvia se non altro per mera considerazione statistica del fenomeno. Ma una presa di posizione così netta, in assenza di informazioni sull’origine dell’incendio e al contempo la presenza nel sottobosco di Twitter di voci che indicavano come la polizia stesse ricercando tre sospettati per l’incendio, ha fatto presto gridare a fake news e complottismo. Lille: la police met en garde contre les fake news après l’incendie de l’église à Wazemmes titola La Voix du nord.

La notizia di Saint-Pierre-Saint-Paul è così deflagrata anche in Italia. Così come la riflessione sui ripetuti incendi, accidentali e dolosi, che colpiscono le chiese francesi. E sono tornati a parlarne anche i debunker italiani, giustamente per stigmatizzare chi strumentalizza queste vicende di cronaca per lanciare notizie infondate o amplificarle oltre ogni ragionevolezza.

A prima vista anche chi scrive potrebbe passare per chi “strumentalizza” le vicende delle chiese flambé in Francia. Ma come dimostrato dal lavoro pluriennale svolto quello che ci interessa è il fenomeno nella sua interezza. Interezza in cui l’aspetto vandalico generico e quello con eventuali rivendicazioni “anticristiane” (un fenomeno ormai monitorato comunque dagli Interni francesi) rappresentano solo una parte del problema. Un problema in cui ricadono anche le demolizioni e la semplice incuria e che lentamente sta portando alla cancellazione di un patrimonio storico, urbanistico e artistico. Anche artistico nonostante per molti l’architettura vernacolare dell’Ottocento non sarebbe arte.

Chiese a fuoco tra Canada e Cile

Allo stesso modo ampliare l’osservazione di questi fenomeni distruttivi oltre la sola Francia è parte della stessa indagine. Un esercizio di osservazione che mostra come altrove il modello francese si stia apparentemente “replicando”. Un’esagerazione strumentale? A cercare la cronaca locale parrebbe di no.

Sainte-Anne-de-Ristigouche, Québec, notte del 26 aprile (via AcadieNouvelle) 

Sempre ad aprile in Québec è bruciata la chiesa di Sainte-Anne-de-Ristigouche. Incendio scatenatosi nel retro dell’edificio, probabilmente la cucina della canonica, origine sconosciuta e indagine ancora aperta al momento. Come scriviamo alle pagine 240 e 241 di Iconoclastia il Québec sembra replicare del tutto la situazione francese, sia per quanto riguarda le demolizioni che per gli atti vandalici.

E sempre ad aprile in Cile, nella regione dell’Araucanía dove la protesta contro il governo centrale e la chiesa cattolica ha ormai da tempo assunto questa forma, è stata data alle fiamme un’altra chiesa.

San Antonio de Padre Las Casas, diocesi di Villarrica, 18 aprile 2021 (via Prensa Celam)

Insomma i casi di chiese flambé non mancano. Continueremo a osservare il fenomeno a partire dalla Francia, dove ormai flamboyant riferito a una chiesa non è più solo immagine figurata.

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